L’assurda imposizione del pensiero unico progressista che vorrebbe tutti omologati, colpisce ancora. L’ultima follia dell’indottrinamento transgender proviene dall’ente dell’Ordine lombardo delle ostetriche, che ha deciso di aderire al Pride di Milano. Una presa di posizione del Presidente Nadia Rovelli, che avrebbe invitato le professioniste iscritte che non erano d’accordo, ad una sorta di rieducazione, seguendo delle lezioni pro istanze Lgbt. Come riporta il quotidiano “La verità”, lo scorso 30 giugno l’Ordine dell’Ordine interprovinciale delle ostetriche di Bergamo, Cremona, Lodi, Monza e Milano avrebbe reso noto di appoggiare il Pride milanese.
Libertà di pensiero solo se coincide con la loro “verità inoppugnabile.”
Alcune specialiste dissenzienti sull’adesione dell’ente alla sfilata arcobaleno, avrebbero reagito scrivendo una lettera al presidente, al Consiglio direttivo e alla Federazione nazionale, per chiedere chiarimenti in merito alla, quantomeno discutibile, decisione. Nel testo si legge: “In merito all’adesione dell’Ordine delle ostetriche di BgCrLoMbMi alla manifestazione “Milano Pride” del 29 giugno 2024 da voi deliberata e pubblicata sul sito professionale, ne chiediamo la rimozione dal sito ed esprimiamo il nostro totale dissenso per le seguenti ragioni: L’Ordine deve garantire alle\agli aderenti una condotta apolitica e apartitica. Il nome dell’Ordine non deve essere accostato ad alcuna iniziativa organizzata da movimenti, partiti, lobbies associate a qualsivoglia ideologia, a tutela della sua autonomia e indipendenza. L’Ordine non ha un ruolo sociale e rappresentativo dal punto di vista etico, culturale, morale, se non strettamente su temi professionali e deontologici della figura dell’ostetrica. Tale posizione pubblica non corrisponde al pensiero unanime di tutte le\gli aderenti. L’adesione risulta dunque, inappropriata, in merito alla missione dell’ostetrica riguardante la promozione della salute, della cura, dell’assistenza e dei diritti di tutti gli esseri umani.
Sosteniamo l’inclusività dell’assistenza delle ostetriche\ci senza discriminazione alcuna nè di razza, sesso, religione, classe sociale, ceto e di qualunque altra natura, privilegiando la cura alle persone più deboli e indifese. Ci rammarichiamo per l’accaduto e confidiamo che l’Ordine possa considerare con attenzione la nostra posizione garantendo in futuro la sua rappresentatività per tutte\i le\i sue\suoi aderenti.’’ Lecite argomentazioni che però non sono state ascoltate, per tutta risposta infatti, le ostetriche sono state zittite dal presidente Rovelli che, sempre secondo il quotidiano di Belpietro, le avrebbe definite piene di pregiudizi, invitandole all’ aggiornamento professionale attraverso la frequentazione di corsi per professionisti socio sanitari, come quelli svolti dall’Istituto superiore di sanità nel 2023: “la popolazione trasgender: dalla salute al diritto’’ e “le persone intersex: tra salute e diritto”, avente l’obiettivo formativo di contribuire a combattere l’esclusione sociale e la discriminazione nei confronti delle persone trasgender, attraverso la formazione dei professionisti che operano in ambito socio-sanitario in termini di comunicazione, informazioni sanitarie e giuridiche al fine di raggiungere un miglioramento della qualità di vita della popolazione transgender. Veri e propri corsi elargiti da Eduiss, la piattaforma per la Formazione a distanza (Faq) dell’istituto superiore di sanità. Questo è esattamente il prodotto della furia progressista, che porta un ente che dovrebbe essere apartitico e “neutrale’’, ad aderire ad un evento così ideologico come il Pride. Il valore della libertà, sacrosanto, che però è tale solo se in linea con il pensiero unico, a cui tutti dovremmo omologarci, lo stesso che è promotore della maternità surrogata e della difesa dell’unica verità inoppugnabile, la loro.