Riforma Nordio, gli obiettivi per una giustizia giusta

“La legge è uguale per tutti”: questa la frase che si può leggere in ogni aula di giustizia, a conferma del fatto che la giustizia debba essere unica e universale.

Questa celebre espressione, risalente a più di qualche secolo fa, non poteva di certo tenere conto delle evoluzioni della nostra epoca e delle ingiustizie che hanno colpito questa o quella vittima innocente, per cui i meri strumenti giudiziari e legislativi non si sono rivelati sufficientemente adeguati.

L’Italia purtroppo da tempo vive una profonda crisi del sistema giudiziario, oramai appesantito e stantio, e nei confronti del quale forse non si è mai intervenuti in maniera complessiva e strutturale. È forse questo uno dei problemi più rilevanti. Perché non bisogna mai dimenticare che la legge è il riflesso della società, e deve seguirne i mutamenti, le trasformazioni e le evoluzioni. Senza un adeguato cambiamento delle leggi e della loro applicazione, non si potrà avere una società giusta.

La giustizia deve dunque adattarsi alla società, in modo da poter svolgere il suo ruolo preservando le caratteristiche di cui quella società si fa portatrice in un determinato momento storico.

E dunque dall’esigenza di riformare il Paese, questo Governo è intervenuto per dare all’Italia una riforma della giustizia. Il DDL approvato durante l’ultimo Consiglio dei Ministri del 15 giugno, e che verrà discusso in Aula nei prossimi giorni, è strutturato e tecnicamente complesso, esattamente perché intende esaltare la volontà del Governo di lavorare in maniera concreta sul mondo della giustizia.

Le principali novità del ddl prevedono l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, il divieto di pubblicazione delle intercettazioni, l’introduzione dell’interrogatorio preventivo, la riforma dell’art.346 bis c.p. sul traffico di influenze illecite, l’istituzione del collegio di giudici per decidere della custodia cautelare, l’innovazione in termini di avviso di garanzia e il divieto di reformatio in peius.

Il reato di abuso d’ufficio secondo la riforma verrebbe eliminato. Nonostante possa sembrare una scelta drastica, è la più idonea, considerando la genericità della attuale formulazione che ha determinato un’applicazione inefficace della norma, tanto che secondo autorevoli fonti ben l’85% dei procedimenti penali aperti per abuso d’ufficio sono stati archiviati.

Sul tema delle intercettazioni, che è forse il più dibattuto, si pone un divieto alla pubblicazione delle intercettazioni riportate in provvedimenti come i verbali o la chiusura delle indagini preliminari o ancora nella richiesta di giudizio immediato prima che il Giudice chiamato a decidere del caso ne abbia avuto conoscenza. In questo modo si tutela la posizione e l’anonimato di soggetti terzi diversi dalle parti, non partecipi della vicenda penale. In breve, non potranno essere pubblicate intercettazioni prima che il Giudice ne sia venuto a conoscenza e le abbia manifestate pubblicamente.

Si introduce poi il cosiddetto interrogatorio preventivo, in modo da poter procedere all’adozione della custodia cautelare in carcere previo esperimento dell’interrogatorio secondo le modalità previste dal codice penale, fatte salve eventuali circostanze gravi o la flagranza di reato, e quindi secondo il principio di contraddittorio tra le parti. In altre parole l’interrogatorio diverrebbe condizione per l’adozione di un’ordinanza cautelare.

Per quanto concerne le influenze illecite, la nuova norma intende punire “chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 318, 319, 319-ter e nei reati di corruzione di cui all’articolo 322-bis, sfruttando intenzionalmente relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322-bis, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità economica, per remunerare un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322-bis, in relazione all’esercizio delle sue funzioni, ovvero per realizzare un’altra mediazione illecita.” L’obiettivo è chiaro: eliminare il rischio che l’istituzione politico amministrativa rimanga coinvolta dall’illecita attività di lobbying.

Con il collegio dei giudici si riformano quegli articoli del codice di procedura penale che disciplinano le decisioni inerenti all’adozione di una misura cautelare detentiva.
Con l’istituzione del collegio di giudici, in luogo del giudice unico precedentemente competente, si avrà quel confronto utile per arrivare alla migliore decisione stante la particolare gravità della portata di una custodia cautelare in carcere così limitativa della libertà personale.

L’avviso di garanzia, ridefinito in termini nuovi, prevede una nuova versione dell’art. 369 c.p.p., per cui non solo verrà riconosciuto un ruolo alla difesa ed al diritto alla difesa, ma verrà anche tutelata l’integrità della sfera riservata e personale dell’indagato, dal momento che il nuovo “avviso” conterrà la descrizione sommaria del fatto, comprensiva di data e luogo di commissione del reato e persino la notifica deve essere effettuata in modo tale da garantire la riservatezza del destinatario.

Infine, sul divieto di reformatio in peius la novità è quella che, nelle ipotesi di reati meno gravi, chi verrà prosciolto in primo grado non correrà più il rischio di vedersi condannato in secondo grado in quanto il PM non potrà proporre appello.

La riforma della giustizia ha ovviamente suscitato le reazioni dei vari esponenti politici, soprattutto quelli di opposizione.

Carlo Calenda ha accolto positivamente il ddl, tanto che in un suo tweet afferma: “Voteremo il ddl Nordio perché è identico ad una proposta di legge che abbiamo presentato. Un principio di civiltà giuridica irrinunciabile per difendere il garantismo nel nostro Paese”.
Anche Matteo Renzi si è dichiarato a favore della riforma, dichiarando in una intervista a Il Messaggero: “La giudicheremo in Parlamento quando vedremo i testi. Per adesso da quello che si legge possiamo dire che è un passo nella direzione giusta.”

Dai Dem arrivano invece opinioni contrastanti e confuse, da un lato con la segretaria Schlein che critica la riforma, mentre dall’altro ci sono i sindaci di sinistra che manifestano ampio consenso, soprattutto sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio. Primo fra tutti il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che ha dichiarato a Radio Radicale: “La riteniamo una vittoria dei sindaci. La valutiamo positivamente.” Persino il Presidente De Luca, Governatore della Regione Campania, ha espresso un giudizio favorevole alla riforma.

Tra gli esperti del settore che guardano con favore alla riforma, oltre al Consiglio Nazionale Forense, per il quale “II pacchetto di norme rappresenta un importante passo avanti sul terreno delle garanzie”, anche Sabino Cassese commentando la riforma, ha affermato che “è una riforma che merita apprezzamento”. Aggiungendo: “La riforma è un buon inizio, purché si continui. I milioni di cause pendenti mostrano che c’è una domanda di giustizia che non viene soddisfatta. Questo si riflette nella rapidamente decrescente fiducia, misurata dai sondaggi, della popolazione nella magistratura. Se l’ordine giudiziario non riesce rapidamente a eliminare l’arretrato, rispondendo con sollecitudine alla domanda di coloro che si sono rivolti ai giudici, l’intero corpo della magistratura finirà per perdere completamente la fiducia che la collettività deve avere nella giustizia. Una giustizia che arriva in ritardo non è giustizia. E rischia di non esserlo una giustizia che perde la fiducia dei cittadini”.

E infatti questo ddl è solo un primo passo in direzione di una riforma integrale della giustizia a cui guarda il Governo, che già da ora si sta impegnando per far funzionare al meglio la macchina giudiziaria, garantendo una migliore tutela della dignità e dell’onore delle persone che ne sono protagoniste.

L’obiettivo è quello di costruire un sistema più garantista, superando tra le altre cose il dover essere condannati dalla stampa prima ancora che dal tribunale. Anche se innocenti di fronte alla legge. Immagine e dignità difficilmente riescono ad essere riacquistate dopo campagne giornalistiche denigratorie, che segnano a vita le persone, che spesso non riescono mai a riabilitarsi completamente.
Anche sul tema dell’abuso d’ufficio, che è, come evidenziano i dati, un reato non reato, si intende allontanare quella paura, che vivono soprattutto gli amministratori locali, di poter adottare decisioni e sottoscrivere provvedimenti, senza il rischio di poter incappare nella commissione di un abuso e incorrere in un procedimento penale. Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, sebbene sia una scelta drastica, si consentirà agli amministratori, specialmente quelli locali come i sindaci, di ridare slancio all’azione amministrativa oltre che all’economia. Perché un’indagine infondata non è solo un danno alla vita quotidiana, all’immagine, alla reputazione ed alla carriera, ma è anche un enorme impegno economico, dovendosi avvalere di uomini e mezzi per portarla avanti.

Il ddl Nordio vuole porre le basi per una grande e strutturata riforma della giustizia, che deve essere, prima di tutto, una “giustizia giusta” che funzioni e che garantisca ai cittadini e alle istituzioni di poter lavorare insieme, senza affossare nessuno e senza interferenze da terze parti. La riforma che approderà nei prossimi giorni in Parlamento è solo un primo, ma fondamentale passo per rilanciare il nostro Paese anche sotto l’aspetto giuridico, che da troppo tempo vive profonde contraddizioni interne e che è rimasto troppo indietro rispetto a quelle evoluzioni della società e dell’economia che ne impongono un rinnovamento.

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