Ministro della giustizia ci fa la “grazia” di pronunciarsi sulla gravissima situazione della rivolta nelle carceri che ormai perdura da domenica.
Bonafede fa il resoconto, parla del numero di evasi e dei danni subiti dalle strutture detentive, che stanno portando al trasferimento dei detenuti in strutture agibili. Dichiarazioni asettiche, di resoconto e imperdonabilmente tardive.
È noto alle cronache che le sommosse sono state generate dai provvedimenti assunti dal governo in ragione del Coronavirus, che hanno fissato delle restrizioni ai colloqui dei detenuti. In alcune carceri invece la sommossa, che si ritiene abbia una medesima regia – circostanza al vaglio delle procure di Milano, Bologna e Trani – si è sollevata in ragione del timore di contagio all’interno delle strutture di pena.
Le immagini che ci rimandano sono al limite del surreale: carceri a ferro e fuoco, detenuti in fuga, agenti di polizia penitenziaria sovrastati dalla furia della popolazione carceraria. Purtroppo oggi contiamo i danni ed i morti, che da quanto si apprende dalle fonti sarebbero deceduti per overdose da psicofarmaci sottratti alle infermerie.
Le sommosse si innestano su un tessuto difficile per natura e condizioni. Il sovraffollamento delle carceri è uno degli elementi che deve essere considerato nella valutazione della vicenda, tuttavia quello che indigna é che il governo non ne abbia tenuto conto a monte, nella fase della valutazione dei rischi, ed oggi in molti approfittano della situazione per chiedere ingiustificatamente amnistia e indulti.
Dovrebbe essere principio assodato che ogni restrizione o modifica nella gestione degli istituti di pena e nell’amministrazione dei diritti dei detenuti, data la condizione delle carceri italiane, sia da adottare con estrema cautela e decisione, sia nella fase della comunicazione delle restrizioni sia nella fase dell’implementazione delle misure restrittive. Bonafede non c’è stato, mai. È assurdo che il ministro non abbia ritenuto di adottare ex ante misure contenitive, anche con iniezioni di organico in supporto alla penitenziaria, che evidentemente è stata lasciata sola di fronte alla prevedibile sommossa. Basterebbe molto meno per reclamare le dimissioni del ministro, ma in questi giorni di emergenza nazionale non abbiamo avuto da questo governo alcuna risposta coerente o quanto meno sufficiente alle necessità d’urgenza, non ci aspettiamo dunque il redde rationem proprio di Bonafede, che per questo e molto altro si è guadagnato il titolo di peggiore ministro della storia repubblicana.
Tuttavia allarma il suo resoconto di oggi, che chiosa sull’insufficienza delle strutture penitenziarie ad ospitare i detenuti anche in ragione dell’inutilizzabilità di alcune di queste a seguito dei disordini. Che non sia il primo passo di un indegno e inaccettabile percorso verso l’adozione di qualunque provvedimento di clemenza. Fratelli d’Italia ha ruggito un sonoro no ad ogni ipotesi di indulto o di amnistia, chiedendo pene esemplari per i rivoltosi e mostrando vicinanza nei confronti della polizia penitenziaria, troppo spesso sola di fronte ad una realtà al limite della sopportazione. Sappia il Ministro che su questo il partito non arretrerà di un passo.