George Simion, il candidato conservatore in corsa per la presidenza in Romania, dialoga con La Voce del Patriota, che in questi giorni è volata a Cluj Napoca per sondare il terrendo prima dell’avvio ufficiale della campagna elettorale romena.
Quello che solo qualche tempo fa sembrava una utopia, adesso è realtà. Il leader di AUR ha già iniziato il suo intenso lavoro per giungere alla vittoria, dentro e fuori le piazze. La chiave del suo successo, oltre alle idee convincenti, risiede anche nella sua capacità di saperle comunicare in maniera diretta, chiara e vera, raggiungendo un pubblico sempre più ampio attraverso un sapiente uso dei social media.
Giovane e determinato, sembra proprio il candidato perfetto. E infatti i sondaggi lo danno come favorito.
Ora non basta che sperare con fiducia che anche Bucarest entri a pieno titolo tra i governi dei conservatori d’Europa, aggiungendosi come ulteriore importante tassello per la ricostruzione dell’Occidente.
Possiamo dire che la campagna elettorale è appena iniziata, ma la mobilitazione è già forte e i sondaggi la danno come favorito. Come è riuscito a guadagnare così tanti consensi in così poco tempo?
Semplicemente grazie alla verità. Raccontando la verità. Perché ciò che diciamo, e che abbiamo detto ad esempio durante la pandemia, o in merito alla crisi energetica e politica della Romania, si è rivelato essere tutto vero. Siamo definiti dai media mainstream come ‘populisti’. Ed è vero, lo siamo eccome, se ciò significa essere in contatto con la gente, e dalla loro parte.
In tutto questo, quanto pensa stia influendo la sua capacità di comunicare attraverso i social?
Senza i social media non sarei in politica. Penso che quella dei social sia la via più diretta per comunicare con le persone, senza necessariamente dover investire milioni e milioni di euro nelle stazioni televisive. E lì non possiamo dire bugie, perché il pubblico poi lo capisce se stiamo mentendo o meno. È anche per questo che possiamo affermare di essere davvero la voce del popolo. E proprio per questo sto affrontando questa campagna elettorale in nome e per conto delle ragioni delle persone.
Quale è il punto principale del suo programma elettorale su cui punta maggiormente per riportare “democrazia e trasparenza” in Romania, come da lei stesso affermato?
Voglio riportare la normalità e il buonsenso, insieme alla democrazia e alla libertà. Io non sarei qui se qualcuno non avesse ostacolato le precedenti elezioni, cancellandole tutte d’un tratto. Dopo che Georgescu è stato eliminato dalla corsa, mi ha chiesto di entrare in gioco. Era l’unica soluzione possibile per sperare di ricostruire il Paese. E dunque, eccomi qui.
Lei fa parte anche del gruppo dei conservatori europei. In caso di vittoria, cosa porterebbe di davvero “conservatore” nel suo Paese?
Io voglio essere sicuro che l’ideologia woke e tutto ciò che a che fare con quella cosiddetta Agenda Soros non continui a proliferare. In Romania possiamo dire di essere conservatori da un punto di vista sociale. Vogliamo che sia la famiglia a dover scegliere come educare i propri figli, e non che lo Stato imponga loro una qualche visione predefinita. Siamo molto preoccupati dal fatto che i nostri bambini possano crescere vedendosi inculcare l’ideologia LGBTQI+.
Tutto questo fortunatamente è stato fermato negli Stati Uniti grazie al Presidente Donald Trump, che ha ribadito che esistono solo due generi: il femminile e il maschile. E qui non parliamo di nulla che non sia vero. È biologia, niente di più, niente di meno. E lo stesso faremo in Europa.
Un altro tema importante per noi è la famiglia, la famiglia naturale, che consideriamo il pilastro della società. Per questo motivo ci concentreremo su politiche demografiche efficaci.
Dal punto di vista di politica estera, oggi ha dichiarato che la soluzione armata in Ucraina non è una soluzione. Secondo lei, quale è la via migliore da percorrere per una pace giusta e duratura?
Questa ipotesi non porterà a nulla, ma provocherà solamente ancora più morti tra la popolazione civile. Ciò che serve ora è una de-escalation delle ostilità, bisogna far cessare il fuoco e impegnarsi su entrambi i fronti affinché ciò accada. Ed è fondamentale che si costruiscano davvero delle garanzie di sicurezza per i popoli coinvolti. Perché quanto fatto finora purtroppo non ha funzionato affatto.
Infine, se dovesse definire l’esperienza vissuta finora, quale aggettivo sceglierebbe?
Sfidante ed energetica. Io credo che la cosa più importante sia pensare al futuro della Romania, e in generale di tutta l’Europa, con la consapevolezza che bisogna lavorare 24 ore al giorno per avere successo e restituire ai popoli una nuova e forte società.
Sono giovane, e ho fiducia nel fatto che sapremo riportare l’Europa alla sua gloria originaria. In questo senso, guardiamo molto all’Italia, che è una grande nazione e rappresenta per noi un vero modello a cui guardare.
Per ridare speranza e fiducia a tutti, insomma, occorre lavorare sempre di più, e non lottare gli uni contro gli altri. Solo così potremo davvero avere successo e ricostruire quella grandezza europea e occidentale.