La guerra passa anche dai libri. E così la Russia riscrive la sua versione della storia, senza fare sconti nemmeno al suo unico alleato in Europa, l’Ungheria.
In un libro destinato agli studenti russi tra i 17 e i 19 anni, infatti, viene mistificata la realtà storica riguardante la famosa rivoluzione ungherese del 1956. Ed è così che il massacro russo viene motivato e acclamato, mentre i manifestanti di Budapest vengono descritti come estremisti e fascisti, fomentati dall’occidente a compiere brutali violenze contro le autorità. Da qui la giustificazione della repressione da parte dell’ex Urss. Una trasformazione totale dei fatti accaduti, con il chiaro intento di esaltare le azioni dell’epoca dell’Unione Sovietica, anche quelle più indicibili.
Non sono mancate le risposte da parte delle autorità ungheresi che, fra le altre cose, hanno voluto sottolineare come la rivoluzione del 1956 sia un caposaldo della storia nazionale dell’Ungheria, dalla quale derivano le libertà odierne e la stessa Costituzione in vigore.
Le giustificazioni da parte del Cremlino, seppur sono arrivate, sono piuttosto pasticciate e sembrano gettare fumo sull’intera vicenda, esattamente come è solito fare Putin ormai da tempo. È infatti importante ricordare come uno dei fili conduttori della politica russa sia proprio quello di manipolare e falsificare la storia a proprio vantaggio, trovando giustificazioni (surreali) a brutali violenze commesse dal potere russo.
Il fatto che però ad essere raccontata ‘al contrario’ sia una vicenda tanto importante per l’intero continente europeo è segnale evidente di come la Russia non abbia molti altri strumenti se non quello di convincere tramite menzogne.
Stravolgere un evento tanto importante come quello ungherese del 1956 sembra inoltre un tentativo di comparare l’attacco in Ucraina proprio alle vicende in Ungheria, giustificando così le proprie azioni, sia del passato che, soprattutto, del presente.
L’epopea ungherese è ben conosciuta al mondo della destra, anche grazie alla famosa canzone “Avanti ragazzi di Buda”. La canzone racconta della rivolta contro gli invasori per la riconquista della libertà e rappresenta un messaggio di speranza e di esortazione a tutti i ‘combattenti’ che non si piegano al nemico, nemmeno di fronte alla morte.
I ragazzi del ’56 sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo: quello di Budapest è stato il primo grande momento in cui la cortina di ferro ha iniziato a vacillare, il primo grande evento che ha scosso le coscienze dei popoli e li ha esortati a riconquistare la propria libertà e la propria nazione.
La rivoluzione ungherese era ed è tuttora un esempio per i popoli di tutta Europa a non rimanere fermi dinanzi alla violenza e agli oppressori, un messaggio ancora attuale della necessità di combattere per l’amore della propria Nazione e della propria tradizione. Esattamente come sta facendo il popolo ucraino e, insieme a lui, l’Italia.