Al teatro Sannazzaro a Napoli, palcoscenico generalmente dedicato al Cabaret, ieri invece il sipario si è aperto sulla tragedia del secolo: Magistratopoli. Presentazione del libro intervista “Il Sistema”, in cui Sallusti ha raccolto 200 ore di confidenze del Dott. Palamara. Un parterre qualificatissimo e ricco di nomi del mondo forense. Organizzato dall’associazione di Amedeo Labboccetta, che ha introdotto gli ospiti, presenti a relazionare sul palco, nell’ala destra dell’emiciclo di poltrone: il Dott. Airoma, procuratore di Avellino, il Dott. Miller, già capo dell’ispettorato generale del Ministero della giustizia, Il Dott. Nordio, già sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Venezia, oggi in pensione, Il Dott. Luigi Bobbio, ex pm ed ex senatore, oggi giudice civile al Tribunale di Nocera Inferiore. L’ala sinistra, quasi a dare ad intendere una spartizione corporativa, l’avvocatura: l’avvocato Maiello, l’avvocato Ciruzzi e l’avvocato Balzano.
Ospiti d’eccezione e testimoni privilegiati, nel centro a spartire idealmente le due fazioni, l’autore del Libro Alessandro Sallusti e l’intervistato, il Dott. Luca Palamara. A moderare l’incontro il vice direttore de La Verità Francesco Borgonovo.
Ma quello che d’acchito poteva dare l’idea di diventare uno scontro avvelenato tra magistratura e avvocatura si è trasformato in un pesantissimo j’accuse corale e trasversale, nei confronti di un sistema che si è rivelato marcio fin nel profondo. Gli argini delle categorie si sono rotti e liquidamente, come in una piena limacciosa, le posizioni si sono confuse e fuse inondando l’indignazione della platea che ha risposto rabbiosa allo stimolo.
Le domande ficcanti e precise del moderatore colpiscono nel segno, il filo conduttore sono i rapporti malati tra magistratura politica e stampa che emergono dalle confessioni di un giudice, che ha manovrato per anni i fili della “casta”, un pontiere, in grado di incastrare abilmente gli interessi particolari e correntizi della magistratura, assecondando gli appetiti di tutti, e mantenendo in equilibrio per anni il sistema. Quando è la volta di Palamara, l’esordio suona come un’escusatio non petita “non è una vendetta”, come nell’incipit del libro, “oggi racconto solo la verità, anche per tutti quei magistrati che nulla c’entrano con queste storie”. Tuttavia, se gli dobbiamo il coraggio di aver scoperchiato il vaso, una punta di vendetta nel profluvio di confessioni si legge. E se la condanna per le condotte poco “commendevoli” (per dirla alla Mattarella, convitato di pietra dell’incontro) è netta, per l’istinto di vendetta possiamo assolverlo. L’Avvocato Balzano nella sua magistrale relazione lo ha detto bene, “l’imputato” Palamara non è il solo colpevole, non basta per ridare credibilità alla magistratura colpire il “commander in chief” che per anni ha tenuto saldo il timone della magistratura, a riparo dai marosi e dalle correnti. Il suo libro non è solo la fotografia di una contingenza, ma la testimonianza di un sistema strutturato e di una devianza strutturale. E’ una chiamata in correità, di tutti coloro che per anni hanno utilizzato il potente Palamara per una promozione, per un trasferimento, per una nomina. Tutti sapevano e tutti tacevano e chi ha taciuto non è meno colpevole.
La platea si è scaldata molto, una partecipazione attiva, condita da invettive e polemiche, che restituiva l’immagine plastica di quanto l’opinione pubblica sia sdegnata e quando il Dott. Bobbio ha riportato la sua duplice esperienza di ex politico ed ex pm, quando ha denunciato la mancanza di volontà della politica di affrontare una riforma della magistratura perché sotto schiaffo, è mancato poco alla standing ovation. I toni sono stati forti, ed alla vis polemica di molti dei relatori si è accompagnata la pacatezza del Dott. Nordio, che però con una schietta serenità ha confermato ciò che è: “il CSM sta alla magistratura come i partiti stanno al governo, le cariche si danno in base ad una spartizione correntizia … La procura di Milano è affidata sempre a Magistratura Democratica, ci sono forme consolidate. L’unico modo per ovviare a questa degenerazione è il sorteggio”. Ricostruzione che non lascia spazio ad interpretazioni.
E dunque l’incontro si chiude dopo oltre due ore di acceso dibattito con le parole di speranza di Palamara, che confida nel fatto che il sistema possa cambiare, soprattutto se la politica non sarà più schiava della magistratura e deciderà di intestarsi la battaglia delle riforme. E’ fiducioso ed ottimista l’ex magistrato, ma in verità le sue parole suonano un po’ a vuoto, stimolano poco ad immaginare la possibilità di un mondo migliore, perché alla fine la mente torna sempre lì, a quello che il Dott. Luca Palamara forse di getto durante la stesura del libro ha confessato a Sallusti, che da ottimo interprete ne ha fatto la chiave di volta dell’arco logico di tutta la narrazione e che sembra esserne la tragica essenza: “cane non mangia cane”.