Sardine, Augias & co, gli strumenti della delegittimazione.

Non stupiscono neanche più i commenti della gauche italiana, non sorprende sentire un Augias che dà agli elettori di destra dei subumani istintuali, così come non fa rimanere basiti il manifesto delle sardine che, intriso di miriadi di luoghi comuni, passa però con chiarezza il pilastro portante del movimento: voi stolti, per quanto all’opposizione, non avete neanche il diritto di tribuna. E non indignano i bavagli alla libertà di espressione, i “ban” sui social network o le censure del pensiero non allineato, alle quali però si è messo l’abito della difesa delle minoranze e dei più deboli. Un vestito però malfatto, che “cade male” e che come direbbe Filomena  Marturano “pende, pende!”

La strategia sta tutta lì, in un intuitivo quanto elementare obiettivo: la delegittimazione. Là dove non arriva il confronto, arriva la deprivazione del contraddittorio. L’ideologia comunista, che ha poi cambiato pelle, come un black mamba fa la muta, trasformandosi nel diffuso spirito globalista, non è stata in grado di interpretare i bisogni degli uomini e delle comunità, fallendo ogni obiettivo. Ma pervicace continua a resistere camminando sulle gambe di un’oligarchia ben strutturata, che possiede i mezzi per imporsi. Con il controllo delle piattaforme di comunicazione e dei media che hanno provveduto alla veicolazione massiva di contenuti culturali e politici trasudanti progressismo mondialista, in un primo momento abbiamo assistito al fenomeno della denigrazione del pensiero non conforme a quella matrice. Ora si è attivato il passo successivo e più subdolo: la privazione dei luoghi di dibattito. Ma come dicevamo prima, non stupisce, perché dato il fallimento sui contenuti l’unica via é togliere la parola. E così si nega la possibilità di chiamare la piazza, di chiedere il voto, si chiudono i microfoni si censura e si imbavaglia, in barba al principio fondamentale di ogni democrazia, la libera espressione del pensiero. Tuttavia il “vestito pende” perché nonostante i mezzi di comunicazione e diffusione del pensiero oggi siano strutturati in modo tale da avvantaggiare questa deriva, ancora le organizzazioni politiche e sociali, fatte di uomini, camminano su schemi tradizionali, e come la storia insegna mal sopportano di essere irregimentate. In buona sostanza, non basterà chiudere i microfoni   perché i popoli ancora esistono e quando un popolo in coro chiede libertà trova sempre i mezzi per farsi ascoltare.

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