Sbarchi calati del 30%: gli accordi funzionano, ma i soliti soloni della sinistra fanno la morale

Matura i propri frutti il Memorandum d’intesa tra istituzioni europee e governo tunisino voluto fortemente da Giorgia Meloni. “Non risolveremo mai questo problema se pensiamo di affrontarlo solamente su come gestire i migranti una volta che arrivano in Europa” aveva dichiarato il Presidente del Consiglio italiano durante la conferenza stampa di fine anno. L’obiettivo già più volte dichiarato è ricercare, oltre politiche di facile consenso, soluzioni strutturali e durevoli. A questo è finalizzato il Memorandum, che si classifica tra gli accordi stipulati con i Paesi di origine e di transito, obiettivo primario del governo per fermare i traffici di essere umani in partenza combattendo soprattutto i motivi che si pongono alla loro base.

In un anno difficile come quello appena passato, con dati sugli sbarchi molto elevati, buone notizie sono arrivati nei mesi autunnali in cui si è registrata una forte contrazione. I numeri sono calati di mese in mese, con una corposa riduzione degli sbarchi anche rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La motivazione non può essere solo l’arrivo della stagione invernale, meno favorevole per le traversate in mare: semplicemente gli sbarchi sono calati perché il Memorandum ha iniziato a funzionare, con la Tunisia che, dopo mesi di instabilità politica, ha iniziato a contrastare con impegno i trafficanti di esseri umani, complice anche l’arrivo della prima tranche dei fondi europei che, a causa dello scetticismo del Consiglio europeo, si erano fatti attendere. 120 milioni per ora. Il Memorandum, se continuasse a dare gli effetti previsti, sarebbe una boccata d’ossigeno per l’Italia e per l’Europa. Basti pensare che la percentuale di sbarchi di migranti africani provenienti proprio dalla Tunisia è elevatissima: l’87%. E a riprova di ciò i dati di agosto, mese in cui è stato registrato il numero massimo di sbarchi in Italia e al contempo la percentuale più bassa di scafisti bloccati dal governo di Tunisi, il 4%. Secondo il Ministero dell’Interno, gli sbarchi a dicembre sono calati del 25% rispetto a settembre e del 30% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Dopo mesi di difficoltà, insomma, i risultati stanno arrivando, soprattutto al netto dei soliti soloni della sinistra che non smettono di fare la morale sul tema immigratorio. The last but not the least il professore Romano Prodi, che in un’intervista rilasciata a Il Messaggero, tra una ovvietà e l’altra, ha puntato il dito all’”estremismo” con cui la destra europea affronta il fenomeno. Una destra che, vittima del suo stesso radicalismo, ne starebbe uscendo così indebolita. Dopo anni di politiche fallimentari della sinistra, Prodi punta il dito contro la destra che, finalmente, sta raggiungendo un dialogo non solo interno alle istituzioni europee ma anche con altri importanti attori internazionali, come i Paesi di origine e di transito dei flussi. Per Prodi “il governo del flusso migratorio non può limitarsi tra frontiere aperte e porti chiusi”, senza accorgersi che è proprio quello che il governo Meloni sta facendo: trovare delle mediazioni con gli altri Paesi coinvolti. Ma è emblematico, a dire il vero, che queste critiche arrivino proprio da Prodi il quale, da inviato Onu, fu capace di complicare la questione migratoria dopo, come ricordato da La Verità, il suo fallito piano per lo sviluppo del Sahel, ora sotto l’ingerenza in gran parte di Russia e Cina, che ha segnato la fine del controllo europeo sulla zona.

Insomma, le critiche di Prodi, come quelle dei membri delle minoranze, sono pretestuose e, ovviamente, stanno alla larga dai buoni risultati di questo governo. In altre parole, si tratta dei soliti soloni della sinistra che non solo razzolano, ma predicano pure male.

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