“Dobbiamo tenere alta l’attenzione”: queste le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la sua informativa su tema dell’immigrazione durante il Consiglio dei Ministri di ieri sera. L’attenzione del governo sulle pressioni migratorie, dunque, appare ancora molto forte, nonostante i buoni dati che arrivano dalla fine del 2023 e dall’inizio dell’anno corrente. Il lavoro già svolto con i Paesi africani deve così intensificarsi, mediante un approccio che coinvolga tutti i ministri: “Immagino – ha detto Meloni in Consiglio – operativamente e mediaticamente un modello Caivano per il nord Africa, in particolare per Tunisia e Libia, ben consapevoli delle differenze tra Tripolitania e Cirenaica”. Proprio sull’esempio di quanto fatto a Caivano, Meloni ha proposto una forte collaborazione tra tutti i ministri con i Paesi di transito dei flussi migratori in modo da “far sentire la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà con tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione”. L’appello, dunque, è rivivere quanto fatto a Caivano: “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamo l’esecuzione, coordinando le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità”.
Per Giorgia Meloni sarà imprescindibile ribadire con forza quanto già detto in occasione della presentazione del Piano Mattei: “Il tratto che nessuno deve dimenticare è che non abbiamo in mente un modello di cooperazione predatorio con le Nazioni africane bensì collaborativo, e rivendichiamo tra i tanti diritti da tutelare anche il diritto a non emigrare”. In altre parole, dopo anni di colonialismo europeo e di neo-colonialismo non solo occidentale, l’Italia dovrà consentire una collaborazione tra pari con i Paesi rientranti nei vari piani in modo tale da incentivare lo loro pieno sviluppo e permettere ai cittadini africani, ai possibili migranti, alle giovani generazioni di rimanere nella propria madrepatria.
Il modello su cui dovrà fondarsi il lavoro dell’esecutivo c’è già: è il Memorandum d’intesa con la Tunisia, che ha già fruttato ottimi risultati in termini di sbarchi e di arresti di scafisti. Risultati ricordati dalla stessa Giorgia Meloni: “Pensiamo al consistente calo degli sbarchi negli ultimi 4 mesi: comparando le settimane di inizio anno rispetto all’analogo periodo del 2023 siamo al -41%”. Tuttavia, è la stessa Meloni a invitare i suoi a non adagiarsi sugli allori: “È una rincorsa continua” dice, sottolineando che ora bisogna “insistere con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare”. In particolare, il Presidente del Consiglio ha evidenziato che “contenere gli arrivi lungo una rotta porta all’attivazione o riattivazione di un’altra direttrice”: ora, dopo il funzionante accordo con la Tunisia, i traffici sembrano essersi spostati, acquisendo sempre più importanza le coste della Tripolitania. “Fra le nuove fonti di pressione – ha spiegato Giorgia Meloni – vi sono anche gli arrivi dal Sudan, a seguito del conflitto iniziato nell’aprile 2023: i profughi sudanesi non si fermano più in Egitto, ma giungono in Libia, e da lì vengono da noi”; complice anche il governo golpista del Niger, che ha decriminalizzato il traffico di migranti. Insomma, la situazione appare ancora molto calda ed è per questo quello che Meloni chiede ai suoi ministri è un vero salto di qualità: l’impegno di ogni dicastero deve farsi sentire proprio sulla scia di quanto fatto a Caivano, dove la presenza dello Stato si sta facendo sentire contro la criminalità: proprio questo, allora, deve avvenire in Africa, segnando il possibile punto di svolta sulla questione migratoria.