Dopo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, anche il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono scesi dal letto su cui riposavano beati, si sono svegliati e si sono accorti della necessità di un cambio di passo in Europa per riuscire a raccogliere la sfida lanciata dagli Stati Uniti con il secondo arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. Scholz si è recato all’Eliseo per un pranzo di lavoro con Macron e i due, al termine della mangiata, si sono presentati insieme davanti ai giornalisti. Entrambi hanno rilasciato dichiarazioni pressoché identiche e incentrate sulla nuova presidenza Trump, che impone all’Europa, secondo Macron e Scholz, di agire subito e di farlo con più unità, ambizione e coraggio rispetto al passato.
L’Europa in merito alla quale intendono lavorare Francia e Germania, dovrà essere un partner degli USA più sicuro di sé stesso, forte, sovrano, indipendente e consapevole dei propri interessi. Fatta salva l’inevitabile solidarietà transatlantica, geopolitica e militare, è chiaro che l’America First di Trump curi anche i propri di interessi e che l’Europa faccia altrettanto con le istanze specifiche del continente. Per esempio, sui dazi sarà necessaria una trattativa ad hoc, sebbene il presidente americano sia un negoziatore efficace e realista, più di alcuni leader europei. Quindi, lì per lì Scholz e Macron non hanno detto nulla di trascendentale e le loro parole possono pure essere condivise, ma avrebbero dovuto pronunciarle anche prima e non aspettare il secondo tsunami trumpiano per iniziare ad agitarsi.
L’apparentemente pacioso Joe Biden, è bene ricordarlo, pur con toni diversi da quelli del tycoon, ha mantenuto i dazi applicati durante la prima presidenza Trump, perciò, anche la sua Amministrazione dem ha badato al portafogli americano e non ha promosso opere di carità per il Vecchio Continente. Emmanuel Macron e Olaf Scholz si accorgono del bisogno di una Europa forte adesso, nel momento più basso, fra l’altro, delle loro rispettive carriere politiche. Come può rafforzarsi l’UE nel mondo con due leader così in disarmo come il presidente francese e il cancelliere tedesco? La maggioranza dei cittadini d’oltralpe non vede l’ora che Macron finisca il mandato e se ne vada perché tanti sono stati i pasticci da lui combinati, a partire dagli intrallazzi compiuti al secondo turno delle Legislative, ovvero, il cosiddetto fronte repubblicano imbastito con approssimazione per tentare di fermare la corsa di Marine Le Pen, che ha gettato la Francia nella ingovernabilità. Scholz è stato sfiduciato dal Bundestag ed è dimissionario in attesa di elezioni che, stando ai sondaggi, potrebbero risultare amare per il suo partito, la SPD.
Con il cancelliere socialdemocratico la Germania è passata dal ruolo di locomotiva economica a quello di vagone scassato. Quanto sostenuto da Macron e Scholz insieme, davanti ai giornalisti, è già stato detto in maniera migliore da Giorgia Meloni e dai conservatori europei di ECR. La destra conservatrice e patriottica, italiana e continentale, afferma da anni l’idea di una Europa formata da Nazioni legate tramite un patto confederale, che si occupa a livello comunitario di poche cose, ma affronta con unità ed autorevolezza quei temi che consentono di tenere testa ai grandi blocchi del mondo, quello asiatico e pure quello nordamericano. Invece di perdersi, come ha fatto finora, in inutili dirigismi burocratici fra i quali le direttive green, i paternalismi salutistici e le costrizioni woke e gender, e poi finire per contare poco nel mondo, la Unione Europea si concentri sulla difesa militare, sulla capacità di diventare la seconda gamba della NATO e sul commercio internazionale. L’Europa deve immaginare tale evoluzione indipendentemente dal presidente americano di turno e non limitarsi ai sussulti dell’ultima ora di Scholz e Macron solo perché, diciamo così, è arrivato Trump. L’inquilino dell’Eliseo e l’ancora per poco cancelliere della Germania, i quali hanno brigato l’anno scorso per escludere i Conservatori e Riformisti di ECR, e di Giorgia Meloni, dal processo di rinnovo della presidenza della Commissione UE, tengano conto del cambiamento che sta investendo tutto il mondo, Europa inclusa. L’asse franco-tedesco non è più il fattore determinante di ogni equilibrio europeo e nel frattempo è stato costruito un nuovo ponte che collega il Vecchio Continente agli Stati Uniti d’America ed esso si chiama Giorgia Meloni.