Scontrino elettronico, dal 1° gennaio è entrato in vigore l’obbligo della cassa telematica per tutti gli esercenti per il quale ci sono ancora sei mesi di tempo per adeguarsi. Partito a luglio 2019 per chi nel 2018 aveva realizzato un volume d’affari superiore a 400.000 euro, il corrispettivo elettronico si estende dal primo gennaio 2020 a tutti gli operatori economici che emettono ricevute fiscali, commercianti, artigiani, alberghi o ristoranti.
Chiusi almeno 200 negozi nei piccoli comuni.
Negli ultimi giorni, l’avvio per tutti gli esercenti dell’obbligo di scontrino elettronico ha comportato uno scambio intenso di pareri, anche di polemiche, rispetto all’imposizione e agli aggravi burocratico-operativi. Complici, questi aggravi, anche di aver indotto a chiudere numerose attività commerciali nei piccoli Comuni montani. Dove la desertificazione è molto più di un rischio. 200 Comuni in Italia sono già senza negozi e senza bar. Altri si aggiungono oggi. Uncem lo denuncia da tempo, moltissimo tempo. Aveva anche chiesto una proroga sull’obbligo di scontrino elettronico. Di fatto una prima proroga vi è stata, da luglio 2019 a gennaio 2020 per gli esercenti con meno di 400mila euro l’anno di volume di attività. Si è ancora in tempo ad attivarne una ulteriore. Per ora non ci sono sanzioni per i commercianti e anche questo lo aveva chiesto Uncem insieme ai contributi per l’acquisto dei nuovi apparecchi (fino a 250 euro, sotto forma di credito d’imposta). Per chi poi non genera ricavi sopra i 400 mila euro c’è un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni bancarie pagate. Sul rinvio delll’obbligo è ancora possibile intervenire nel Milleproroghe. Ma se questa è una prima cosa da fare, tre sono le cose che Uncem propone alle Istituzioni regionali e nazionali per affrontare il rischio desertificazione commerciale. Il punto sarà tra quelli al centro degli Stati generali della Montagna convocati a Roma dal Ministro Boccia il 31 gennaio 2020.
Questa la denuncia di UNCEM – Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti Montani.
Ma non è solo dai comuni montani che arrivano notizie di chiusure definitive o a rischio, altri casi di commercianti che si sono arresi con l’introduzione del gemello della già contestatissima fattura elettronica, sono registrati quotidianamente dai giorali nazionali, come raccontano ad esempio La Stampa e il Messaggero.
In Sardegna, nella sola provincia di Nuoro, si parla di caos per circa diecimila piccole aziende.
Giorgia Meloni: scontrino elettronico un ulteriore salasso per i commercianti
Già nella prima fase della sua introduzione, il Presidente di Fratelli d’Italia, unico partito a contrastare fin da subito l’obbligo di fatturazione elettronica, aveva dichiarato che lo scontrino elettronico è “Un ulteriore salasso per i nostri commercianti, e soprattutto un passo in più verso la dittatura del Grande Fratello fiscale.”
E così, in aggiunta, con il decreto fiscale 2020 il governo rosso – giallo riduce anche la soglia di utilizzo del contante quando è ormai dimostrata la limitata connessione che ha con l’evasione fiscale.
Non solo. Promuove i pagamenti elettronici andando a gravare su commercianti e professionisti (nonostante il credito d’imposta del 30% sulle commissioni legate alle transazioni), dopo aver sostenuto che l’obbligo dei pagamenti tramite POS sarebbe andato di pari passo con l’eliminazione/drastica riduzione dei relativi costi legati alle transazioni. E facendo contemporaneamente un ulteriore regalo alle banche e agli altri operatori che guadagnano sui sistemi di pagamento elettronico, che, come previsto, hanno rispedito al mittente la proposta di ridurre i costi del servizio.
Allo stesso tempo, con i pagamenti elettronici e con le informazioni che gli operatori che li gestiscono sono obbligati a comunicare all’Agenzia delle entrate, si rafforza sempre più il sistema del grande fratello fiscale.