Scuola: docenti e studenti appesi ad un filo e la Azzolina compra i tablet.

In questo momento di smarrimento, al caos generale ha voluto dare un contributo pesante il Ministro dell’Istruzione Azzolina, aggiungendo al panorama già desolante poche e confuse informazioni.

L’emergenza sanitaria per i nostri studenti è iniziata in maniera traumatica, con il provvedimento annunciato nella mattinata del 3 marzo da fonti non ufficiali, poi prontamente smentito dal Ministro, la quale circa sei ore dopo, in serata, lo ha confermato. Per milioni di famiglie e per l’intera popolazione studentesca di ogni ordine e grado una doccia fredda dispensata in maniera assolutamente irrispettosa, solo per saziare gli appetiti di protagonismo di chi si era sentita esautorata del potere di dare l’annuncio.

Questa traumatica esperienza, iniziata col piede sbagliato, si sta protraendo nel tempo, ed ha assunto una dimensione quasi onirica, in cui prevale una sensazione di abbandono mista ormai a fatalismo. Sono passati venti giorni dall’interruzione delle lezioni e non esiste nessuna certezza nè di metodo nè di merito, sia rispetto alla gestione della didattica che ai metodi di valutazione. Per tacere di eventuali indicazioni rispetto a quello che sarà il prossimo futuro dei nostri studenti. Solo ieri, dopo appunto venti giorni di chiusura e l’approssimarsi della Pasqua, vista dagli studenti come inizio del rush finale, il Ministro ha dichiarato che l’anno scolastico non sarà perduto e che si garantiranno gli esami di maturità e terza media, naturalmente senza offrire alcuna indicazione su come intende dare corso alla promessa. Ha inoltre parlato della possibilità per i docenti di valutare gli studenti secondo coscienza, esortando a non essere angosciati dal voto, anche qui senza forse essersi resa conto che il corpo docente in questi venti giorni si è comunque impegnato nell’andare avanti coi programmi e con le verifiche. La perla finale la riserva alla didattica a distanza, assicurando che si provvederà all’acquisto di tablet e Pc, ma attesa la tempistica forse intende fare ai nostri ragazzi il tipico regalino di fine anno scolastico. Senza considerare che non esiste in Italia un solo docente o un solo studente che oggi non sia già dotato della necessaria tecnologia per la didattica a distanza. Tremano i polsi a pensare che un ministro che ha preso zero spaccato in informatica debba gestire le sorti della scuola italiana, affidandone l’intera realizzazione proprio all’informatica.

Ebbene il Ministro non pare neanche navigare a vista, sembra piuttosto un maldestro e inesperto mozzo passato repentinamente dal ramazzare il ponte al timone di una nave ormai in pieno naufragio.

Poi di fronte a questa immagine sconfortante vediamo l’impegno dei docenti che cercano di stare sul pezzo nonostante tutto e si dedicano ai nostri ragazzi con tenera dedizione. I nostri figli che soffrono una innaturale cattività e che mai si sarebbero immaginati che avrebbero pagato oro per andare a scuola, che si mettono col capo sui libri, seguendo lo schermo di un pc o di uno smartphone alla ricerca del volto dell’amica del cuore, del filarino o addirittura incredibilmente dell’insegnante, con una fame di socialità e di normalità che strazia.

Questo senso del dovere dei ragazzi e degli insegnanti si è generato da sè, spontaneamente, senza avere una guida ferma o quanto meno una bussola per tracciare la rotta e mentre il Ministro si fa una passeggiata da Trony per acquistare i tablet, che si presume non sappia neanche utilizzare, affiora il pensiero che se “tutto andrà bene”, ci andrà nonostante lei.

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