Immaginate di leggere questo titolo: “Violenza nel parco, arrestato un uomo”. Ora provate a sostituirlo con: “Violenza nel parco, arrestato un italiano”. Improvvisamente il soggetto si materializza. Quando conviene.
Già, perché se c’è una costante nella narrazione tossica dei media mainstream è proprio questa: l’omissione strategica. Soprattutto quando si tratta di crimini commessi da stranieri. Basta scorrere i titoli di giornale per accorgersene: il soggetto, se “scomodo”, scompare. “Uomo accoltella passante”, “Baby gang aggredisce coetaneo”, “Ragazza molestata in metropolitana”. Chi? Da chi? Da dove? Silenzio. La notizia si svuota, come se il fatto fosse un incidente casuale. Colpa del destino.
Quando però l’autore è italiano, il tono cambia all’istante: “Italiano molesta turista”, “Italiano ubriaco semina il panico”, “Giovane italiano aggredisce passante”. L’identità nazionale, in quel caso, diventa elemento dirimente. Diventa il punto centrale. Quello da sbattere in prima pagina.
È come se qualcuno scrivesse: “Approvata una legge da alcuni politici”, senza specificare chi l’ha proposta, con quale maggioranza, in quale contesto. Oppure: “È uscita una nuova auto da parte di un marchio”, senza dire quale. Informazione monca, svuotata, depotenziata. Una farsa.
Eppure, quando si parla di cronaca nera, il giochino è sempre lo stesso. Far sparire la verità per non turbare una narrazione ideologica. Ma la realtà, a differenza dei titolisti, non si autocensura.
I numeri ufficiali del Ministero dell’Interno parlano chiaro. Nel 2023, a fronte di circa il 10% della popolazione residente in Italia costituita da cittadini stranieri, questi ultimi hanno rappresentato oltre il 34% delle persone arrestate o denunciate. Una sproporzione evidente, che sale ulteriormente se si guarda ai minori. Nel biennio 2022-2023, più del 51% dei minori denunciati o arrestati in Italia era straniero. E per quanto riguarda la violenza sessuale, i minori stranieri denunciati hanno superato il 56%.
A Bologna, ogni anno i minori stranieri arrestati superano quelli italiani. A Milano, le aggressioni violente, le rapine, le molestie crescono a doppia cifra e vedono protagonisti minori stranieri o italiani di seconda generazione. A Firenze, nel 2023, le segnalazioni per rapina tra i minorenni sono aumentate dell’82%, con una netta prevalenza di stranieri.
Nel frattempo, le gang giovanili si moltiplicano. Operano in 73 province italiane, formate spesso da ragazzi di prima o seconda generazione immigrata, di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Si muovono in branco, agiscono per dominare il territorio, colpiscono dove sanno di poterla fare franca. Non hanno paura delle forze dell’ordine, non temono la giustizia. E soprattutto, sanno che i media li proteggeranno con l’invisibilità.
Ma tutto questo non lo leggerete in prima pagina. Perché contraddice il racconto comodo, rassicurante, ideologico. Quello per cui “non bisogna generalizzare”, anche se i numeri dimostrano che il problema è sistemico, strutturale, in crescita.
E attenzione: quello che da noi è solo una forma raffinata di censura, altrove è già diventato repressione pura e semplice. Nel Regno Unito, così come in altri Paesi della civilissima e democraticissima Europa, centinaia di cittadini onesti, esasperati dalla criminalità dilagante, sono stati arrestati nelle loro case come i peggiori criminali per aver scritto – sui propri profili social – esattamente ciò che state leggendo in questo articolo. Concetti fattuali, dati oggettivi, osservazioni documentate. Colpevoli, agli occhi del pensiero unico, non di aver mentito, ma di aver detto la verità.
In un’Occidente libero dalla dittatura del politicamente corretto, sarebbe compito dell’informazione raccontare i fatti. Tutti. Anche quelli che non piacciono. Scomodi.
Perché oggi, in un’epoca in cui dire la verità è diventato un gesto di ribellione, la vera sfida è semplicemente questa: raccontare la realtà per com’è.
Non per alimentare l’odio, ma per pretendere verità, sicurezza e rispetto.
Senza eccezioni. Senza silenzi compiacenti. Senza ipocrisia. Senza faziosità.