Siete ancora, come sempre, dei poveri comunisti, e anti-italiani

Mai come in questa stagione politica la sinistra italiana in tutte le sue forme, da quella discendente dal PCI-PDS-DS alla variante “new age” lasciataci, accipicchia che bel regalo, da Beppe Grillo, più il radicalismo minore di AVS, è stata così debole. Le ragioni di tale declino sono diverse, ma sta contando soprattutto, dall’ottobre del 2022 ad oggi, il buon lavoro che viene svolto quotidianamente dal Governo Meloni e che vince ogni confronto con le prestazioni di tutti i governi che si sono avvicendati dopo la caduta dell’ultimo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, le maggioranze allargate, innaturali e cosiddette tecniche, nelle quali il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno quasi sempre sguazzato.

Il Governo attuale, che ha iniziato la propria opera in un contesto, interno ed internazionale, assai peggiore di quelli con i quali si sono trovati a dover a che fare i predecessori più recenti di Giorgia Meloni, ha messo in campo tutta la buona volontà possibile. La quale, nonostante le premesse iniziali fossero poco incoraggianti, in due anni e mezzo ha prodotto dei risultati significativi sul fronte della crescita economica, della occupazione, in termini quantitativi e qualitativi, meno precariato e più lavoro a tempo indeterminato, dell’inizio del contenimento della pressione fiscale senza scossoni per i conti pubblici, della lotta alla immigrazione clandestina, della stabilità politica, merce finora rara nel Belpaese e, infine, dell’autorevolezza italiana nel mondo. Sono state delineate e quasi approvate delle riforme importantissime per il futuro della Nazione, (premierato, Autonomia differenziata e Giustizia), e gli italiani, comprendendo bene la necessaria gradualità alla quale bisogna ricorrere in un Paese complesso e maltrattato a lungo come l’Italia, stanno apprezzando l’impegno genuino del Governo Meloni, (Fratelli d’Italia ha superato nei sondaggi la barriera del 30% dei consensi). E allo stesso tempo, i cittadini di questa Nazione ricordano ancora alla perfezione i non risultati o i disastri dei governi del PD oppure con il PD, e con gli “statisti” del M5S. Infatti, essi non vogliono più sapere di tutti quei personaggi della sinistra, politici e militanti vari a libro paga dei media, che per anni hanno ammorbato l’Italia con i loro predicozzi in televisione caratterizzati dall’arrogante pretesa di insegnare a vivere e a pensare solo in un certo ed omologato modo, salvo poi passare dal ruolo di maestrini a quello di studenti svogliati una volta varcato l’ingresso di Palazzo Chigi.

Certo, la politica è inevitabilmente fatta anche di parole, ma occorre pure realizzare qualcosa altrimenti si finisce come Matteo Renzi, dalle stelle alle stalle in breve tempo. Non si vuole più l’Italietta dei giochi di Palazzo, delle furbizie di corto respiro in salsa renziana, di “tassa e spendi” grillino, di partiti che governano per una decina di anni senza avere mai vinto un’elezione, tipo un certo PD. Un Paese incapace di amor proprio e addirittura inabile a difendersi dai trafficanti di esseri umani, sopportato con sufficienza in Europa ed ignorato nel resto del mondo. A sinistra, un po’ tutti hanno capito di aver perso in modo grave la fiducia degli italiani e di averli abbondantemente nauseati. Si sono illusi per qualche ora di poter recuperare con l’invenzione della leadership di Elly Schlein, giovane e un po’ meno compromessa con i fallimenti del PD romano, ma la segretaria si è rivelata essere soltanto una parolaia dai facili slogan ideologici, non molto diversa da Fausto Bertinotti, in passato definito come il parolaio rosso da Giampaolo Pansa.

Non avendo responsabilità di governo, le sinistre avrebbero potuto, negli ultimi due anni e mezzo, riflettere sulle cause della loro sconfitta, che ha un qualcosa di epocale, e ripensarsi, invece, hanno prediletto la strada peggiore, errando di nuovo e perseverando in maniera diabolica. Sono consapevoli di aver esasperato il popolo, ma ricadono negli errori di sempre. Nessuna autocritica in merito ai pasticci del passato e tanta supponenza che prima ha fatto credere loro che Giorgia Meloni durasse poco a Palazzo Chigi e andasse incontro a drammatici incidenti diplomatici ed economici, e dopo, ha fatto ritenere giusto il muro contro muro ideologico circa le realizzazioni e le riforme del Governo. Insomma, dopo avere già dilapidato una cospicua parte del patrimonio elettorale, stanno facendo il possibile per allontanare ancora di più gli elettori dai simboli del PD e del M5S. L’opposizione ha il dovere di mettere in difficoltà, quando serve, chi governa, e qui la sinistra fallisce, ma non viene percepita come utile quando essa si limita ai no aprioristici, agli insulti personali e a sperare che tutta la Nazione vada male, a livello domestico e fuori dai confini, in modo che possa crollare il governante di turno sgradito e complicato da sconfiggere. Eppure, questo fanno le sinistre dal 2022, rivelandosi arroganti e sostanzialmente anti-italiane.

Sperano che ogni passo compiuto da Giorgia Meloni si trasformi in una rovinosa caduta, e non importa che la premier, quando si riunisce a Bruxelles con i partner europei o si confronta con Donald Trump nello Studio Ovale, rappresenti tutta l’Italia e i suoi interessi strategici, quindi, tutti i cittadini della Penisola, inclusi Nicola Fratoianni e Vauro sebbene non lo meritino. Sono quasi stati fatti i riti vodoo affinché l’incontro fra il Presidente del Consiglio e il presidente degli Stati Uniti andasse male, e quando è accaduto invece l’esatto contrario, sono partiti gli insulti, le stupidaggini della Schlein, la “cameriera” di Fratoianni, la volgarissima vignetta di Vauro e il post schifoso di una professoressa, poveri i suoi allievi, della quale non vogliamo dire nemmeno il nome visto che la docente cerca popolarità in maniera indecente. I compagni, sempre pronti a redarguire il prossimo con il politicamente corretto, si concedono però tutto, dal classismo, (per il comunista Fratoianni cameriera è un insulto), al sessismo più bieco. Aveva ragione Silvio Berlusconi: sono ancora, come sempre, dei poveri comunisti, e, aggiungiamo noi, anti-italiani. Poveri di valori, di rispetto e di contenuti, non certo di denaro, anche perché viaggiare in Tesla, come fa il compagno Fratoianni, non è proprio cosa da indigenti. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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