Sui dazi, Meloni suona la sveglia all’Europa: difenda cittadini e imprese, no a guerre commerciali

Il Presidente del Consiglio ha chiamato in causa l’Unione Europea, sfidandola a un cambio di passo: revisione del Patto di Stabilità per dare ossigeno alle economie produttive, semplificazione delle regole che strangolano le imprese, coraggio sull’energia come fattore di competitività e stop alle follie del Green Deal.

Nel suo intervento al TG1 di ieri sera, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dato un’ennesima prova di come la fermezza patriottica possa fondersi con una lucidità strategica che manca a molti. Di fronte alla decisione unilaterale degli Stati Uniti di imporre dazi del 20% sui prodotti europei, la Premier non si è lasciata andare a toni isterici né a reazioni avventate. Ha scelto, invece, un’analisi razionale, matura e schiettamente orientata alla tutela dell’interesse nazionale italiano.

Nessun allarmismo, ma nemmeno arrendevolezza. Meloni ha definito la mossa americana, annunciata da Donald Trump, “una scelta sbagliata”, che “non favorisce né l’economia europea né quella americana”. Con pragmatismo, ha smontato le narrazioni catastrofiste di chi già grida al disastro: il mercato statunitense vale il 10% delle esportazioni italiane, un dato rilevante ma non tale da giustificare panico. “Non smetteremo di esportare negli Stati Uniti”, ha assicurato, riconoscendo però che c’è “un altro problema da risolvere”. Un approccio che riflette realismo e determinazione.

La vera forza del suo intervento, tuttavia, sta nella proposta concreta. La risposta non può essere una guerra commerciale a colpi di dazi reciproci: “L’impatto potrebbe essere maggiore sulla nostra economia rispetto a quello che accade fuori dai nostri confini”, ha avvertito. Serve invece un dialogo franco con Washington per rimuovere i dazi, non per moltiplicarli. E, soprattutto, serve un risveglio dell’Europa. Meloni ha messo il dito nella piaga: Bruxelles non può più essere un gigante burocratico e un nano geopolitico, soffocato da regole ideologiche e incapace di difendere i propri interessi.

La Premier ha tracciato una strada chiara: il governo italiano avvierà uno studio settore per settore sull’impatto reale dei dazi, coinvolgendo le categorie produttive già dalla prossima settimana per trovare soluzioni condivise. Ma non si ferma qui. Meloni ha chiamato in causa l’Unione Europea, sfidandola a un cambio di passo: revisione del Patto di Stabilità per dare ossigeno alle economie produttive, semplificazione delle regole che strangolano le imprese, coraggio sull’energia come fattore di competitività e stop alle follie del Green Deal, come quelle che penalizzano l’automotive – un settore già colpito dai dazi americani.

È un’agenda patriottica e pragmatica, che mette l’Italia al centro della scena europea. “Il ruolo dell’Italia è portare gli interessi italiani, particolarmente in Europa”, ha dichiarato Meloni, sottolineando come l’UE si sia autoimposta vincoli assurdi che ora aggravano la crisi. La sua critica alle “regole ideologiche non condivisibili” è un monito: se Bruxelles non protegge cittadini e produttori, perde ogni legittimità.

La voce di Giorgia Meloni è limpida e coraggiosa, un richiamo alla realtà per un’Europa addormentata. Ora tocca all’UE dimostrare di essere all’altezza della sfida globale, o rassegnarsi a un declino che l’Italia, con questo governo, non è disposta ad accettare in silenzio.

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Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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