La durata della vita terrena non è uguale per tutti ed è stato e sarà sempre così. Ad alcuni viene dato un tempo lungo, ad altri uno più corto, purtroppo. Diciamo purtroppo perché una morte prematura suscita inevitabilmente sgomento, in particolare in coloro i quali rimangono su questa Terra, sebbene, se vogliamo vederla da un punto di vista religioso-spirituale, ogni trapasso, anche il più precoce e in apparenza più ingiusto, abbia un senso, che senz’altro sfugge spesso ai nostri occhi terreni. Però, vi sono persone che vivono appieno e nel migliore dei modi il tempo che viene dato loro, anche se si tratta di un’esistenza destinata a concludersi prima di altre. Ha fatto parte di questa categoria Giuseppe Tatarella, meglio conosciuto come Pinuccio, esponente storico e di punta della destra italiana, prima nel Movimento Sociale Italiano e poi fra gli ideatori e fondatori, se non il principale artefice, di Alleanza Nazionale.
Tatarella veniva a mancare l’8 febbraio del 1999 a poco più di sessant’anni di età e nell’anniversario della sua scomparsa, sabato scorso per la precisione, ne sono state ricordate le grandi virtù e capacità da parte di tanti, amici, colleghi di partito e avversari. Pinuccio Tatarella non ha ricevuto il dono di poter invecchiare molto, ma tutto ciò che fece durante la propria carriera politica ha lasciato un segno indelebile che rimane tutt’oggi di forte attualità. I sogni e il lavoro di Tatarella si incrociano con la realtà odierna del Governo Meloni e della destra di Fratelli d’Italia quale partito conservatore della Nazione e capofila della coalizione di centrodestra. Agli inizi degli anni Ottanta, il giovane deputato pugliese del MSI, nonché avvocato e giornalista, Giuseppe Tatarella già prefigurava il non lontanissimo crollo della Democrazia Cristiana e di quel potere di centro rimasto in sella per mezzo secolo.
Prima della caduta del Muro di Berlino e di Tangentopoli la lungimiranza tatarelliana iniziava ad immaginare un futuro che dopo pochi anni si sarebbe davvero concretizzato. Ovvero, la fine del dominio centrista con lo spostamento obbligato degli eredi della DC e degli altri componenti dell’allora pentapartito, soprattutto degli elettori dei partiti predominanti in seno alla Prima Repubblica, verso destra o verso sinistra. E con il dovere di queste ultime di aprire una fase post-ideologica. Si sarebbero poi imposti in Italia il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza, seppure imperfetti, grazie senz’altro alla potente spinta di Silvio Berlusconi, ma anche per le straordinarie intuizioni di Pinuccio Tatarella, il quale credeva con fermezza che la migliore democrazia possibile fosse quella basata su due schieramenti alternativi maturi al punto tale da contendersi il governo della Nazione da avversari e non da nemici ideologici separati dall’odio viscerale.
Il “ministro dell’armonia”, così veniva non a caso definito Tatarella, era un convinto assertore del bipolarismo, del sistema elettorale maggioritario e del presidenzialismo. Se oggi eleggiamo direttamente i presidenti delle nostre Regioni dobbiamo questo a Pinuccio Tatarella, autore della legge, detta appunto legge Tatarella, che ha instaurato a livello regionale il presidenzialismo e il bipolarismo, dimostrando in tanti anni un ottimo funzionamento e di essere da esempio per le riforme istituzionali sul piano nazionale. Tatarella, lavorando incessantemente in questa direzione, voleva che la destra italiana pensasse in grande, che si aprisse, non per diventare un grigio contenitore dalla identità incerta, bensì per trasformarsi, con determinati valori non negoziabili, in un partito conservatore di massa avente l’ambizione di governare l’Italia senza alcun complesso di inferiorità.
Dopo la morte di Tatarella, dieci anni dopo per l’esattezza, Alleanza Nazionale finì nel Popolo della Libertà e la destra commise poi una serie di errori, ma l’idea di AN come partito conservatore a vocazione maggioritaria era tutt’altro che sbagliata e infondata. Purtroppo, Pinuccio Tatarella lasciò questa Terra troppo presto, ma egli seppe gettare le basi per una profonda evoluzione della destra italiana che, nonostante la chiusura non ben ponderata di AN, dagli anni Novanta non ha mai smesso di guardare avanti. Gli insegnamenti del “numero uno bis” di Alleanza Nazionale rimangono di estrema attualità e sono serviti a Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Guido Crosetto e pochi altri coraggiosi nella edificazione di Fratelli d’Italia, che è il sogno tatarelliano divenuto realtà. Oggi, i conservatori auspicati da Tatarella governano la Nazione, sono il punto centrale, non centrista, della politica italiana con il 30 per cento dei voti, portano avanti riforme come il premierato, la democrazia diretta cara a Pinuccio, e la loro Storia è solo all’inizio.