Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano è intervenuto alla inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense, e ha toccato il tema, spinoso e purtroppo sempre di attualità, del protagonismo inopportuno di settori della magistratura in ambiti prettamente politici, che comporta lo scontro fra poteri dello Stato. L’equilibrio tra poteri, anche se è delineato in modo chiaro, è sempre più precario perché le tensioni, ha argomentato Mantovano, incidono sulle fondamenta stesse degli Stati democratici di diritto che si poggiano sul principio della sovranità popolare.
L’uso politico della Giustizia, secondo il sottosegretario, e anche secondo noi, aggira la sovranità popolare, (il popolo è sovrano e ciò che esso decide a livello elettorale non può essere manomesso dall’abuso del potere giudiziario), in tre modi. Crea delle norme per via giurisprudenziale, impone le scelte del Giudice a scapito di quelle del governo, seleziona per sentenza chi deve governare. La giurisprudenza creativa sta diventando purtroppo sempre più consueta e sempre meno eccezionale, e, con pretesi riferimenti a fonti internazionali ed europee, dà una lettura arbitraria delle norme costituzionali. Vi è la costruzione forzata di discipline che il Parlamento non ha mai approvato.
Il potere giudiziario, aggiungiamo noi, ha il dovere di applicare le leggi approvate da governi e parlamenti, non di procedere alla loro interpretazione secondo finalità di parte. Emblematiche, in relazione alle parole di Alfredo Mantovano, sono state le sentenze di alcune Procure d’Italia che hanno bloccato i trattenimenti di gruppi di migranti presso i centri di accoglienza in Albania. Ci si è appellati a cavilli europei, che con molta probabilità saranno presto superati anche a livello comunitario, vista la posizione favorevole ai centri italo-albanesi della Commissione UE, con il solo scopo, null’altro che politico, di ostacolare il funzionamento di una delle realizzazioni del Governo Meloni, e non già di punire un determinato reato.
Il Governo svolge da due anni e mezzo un’azione il più possibile efficace, e non lo dice La Voce del Patriota, ma la popolarità elettorale delle forze di maggioranza, a cominciare da Fratelli d’Italia, che è addirittura aumentata dal 2022. In democrazia, meno male che sia così, tutto è contestabile con le armi lecite del pluralismo politico e dello Stato di diritto, inclusa la totalità delle misure adottate dal Governo Meloni, ma le attuali minoranze parlamentari in Italia, soprattutto il PD e il Movimento 5 Stelle, faticano, per un loro deficit di idee e contenuti, a rintuzzare in maniera convincente le politiche della maggioranza.
Perciò, esse ricorrono a strumenti di guerra non convenzionali come il travalicamento operato da alcuni Giudici in campi estranei al potere giudiziario. Le toghe che si prestano a servire una o più parti politiche erodono, come sostiene, a ragione, Mantovano, la sovranità popolare. Il centrodestra trainato da Giorgia Meloni è divenuto maggioranza ed è stato votato dagli italiani per condurre e portare a termine, fra molte cose, la lotta alla immigrazione clandestina e la riforma della Giustizia. Se i magistrati si cimentano in sgambetti per tentare di affossare la battaglia governativa per la legalità anche sul fronte delle migrazioni, oppure, con la Costituzione fra le mani, drammatizzano il confronto con il Governo come se il ddl Nordio, la riforma della Giustizia per capirci, fosse roba da colonnelli greci, essi, ancor prima che al Governo Meloni, si mettono contro al volere degli italiani e allo Stato.