Tratta di esseri umani in corso nel Mediterraneo: le prove pubblicate dai Servizi Segreti Ellenici

Possiamo scegliere tra due approcci: il primo consiste nel far finta di nulla, e possiamo star sicuri che farà si che non cambierà nulla; il secondo consiste nel prendere atto del problema relativo alla tratta di esseri umani nel Mediterraneo, e possiamo provare quantomeno ad arginarlo.

E non si tratta del solito vociare dei pericolosissimi sovranisti e di chi, secondo la narrativa mainstream, si diverte ad ingigantire dei problemi che non esistono: a prendere atto di questa realtà scomoda e denunciarla, in seguito ad una lunghissima indagine, sono i servizi segreti greci (EYP, Ethniki Ypiresia Pliroforion).

Perché, come rilevato dai EYP, dal 2015 quattro ONG tedesche (Mare Liberum, Sea Watch, FFM e Josoor International Solidarity) stanno portando avanti “operazioni umanitarie disumane”, operazioni illegali rilevate in seguito all’attenzionamento delle attività stesse portato avanti dai servizi segreti e dalla polizia ellenica, anche tramite attività di infiltrazione all’interno delle ONG tedesche con base sull’isola di Lesbo ed operanti in combutta con i trafficanti di schiavi turchi.

Si tratta di una operazione su vastissima scala, come riportato anche dal sito www.protothema.gr, in cui i peggiori sogni di chi urla “Restiamoh Umanih” trovano realizzazione: si va dall’impiego di fondi e finanziamenti da parte di entità grige a un vero e proprio caso di spionaggio internazionale, come sostenuto dal Viceministro della protezione dei cittadini, Lefteris Oikonomou.

Dalle prove rilevate dai servizi segreti, all’interno di quella che è stata chiamata OPERAZIONE ALKMINI, infatti, emerge come fossero frequenti i contatti tra i membri dell’equipaggio della nave Mare Liberum con l’ONG Josoor International Solidarity tramite l’utilizzo di ALARMPHONE (una hotline dedicata per le persone a bordo delle imbarcazioni in difficoltà, numero che però non è una linea di soccorso) allo scopo di venire a conoscere non solo e non tanto i punti di ormeggio delle navi sull’isola di Lesbo, ma soprattutto i corrispondenti punti di partenza dei flussi migratori dalle coste turche.

Chiara, quindi l’intenzione delle ONG, da cui nasce l’ipotesi di un reato su scala internazionale: collaborare con i mercanti di schiavi turchi per “intercettare” i migranti e “salvarli”, conducendoli sulle coste di approdo.

Va rilevato che operazioni di questo tipo non sono delle novità: se è vero, infatti, che vi sono senza dubbio alcune ONG che operano nella legalità, mitigando la problematica rilevata e diffusa del recupero di immigrati in mare, vi sono altrettante se non più ONG che operano in modo discutibile ed illegale, soprattutto, come nel caso qui esposto, se a sovvenzionare tali operazioni criminali è l’UE stessa fornendo, la speranza è non dolosamente, risorse economiche e materiali anche a tali operatori.

Oltre, quindi, alla Sea Watch, che finì alla ribalta nazionale per il caso legato al capitano Carola Rackete, l’indagine sulle 4 ONG coinvolte (le restanti 3 sono FFM, Mare Liberum e Josoor International Solidarity) ha condotto ad un’apertura di un’inchiesta ed all’arresto, con l’accusa di contrabbando di persone e spionaggio internazionale, di 35 persone (26 tedesche, le restanti svizzere, francesi, spagnole, bulgare, norvegesi, austriache, irachene ed afghanistane), che rendono la dimensione di come, dietro l’indubbio dovere umano di soccorrere chi rischia di morire in mare, si celano gli appetiti economici di mezzo mondo.

Riflettiamoci e facciamolo presente la prossima volta che qualcuno urla, con livore misto a superiorità intellettuale, “Restiamoh Umanih”.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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