Tribunale di Roma: respingimenti illegittimi, l’Italia condannata a risarcire gli immigrati ed a farli rientrare sul territorio nazionale.

Il Tribunale Ordinario di Roma ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno, nella misura di 15.000 euro ciascuno, nonché il diritto ingresso sul territorio nazionale, nei confronti di un folto gruppo di immigrati che nel 2009 erano stati respinti dall’Italia sulle coste libiche.
È una sentenza che crea un precedente inaccettabile, a tratti incomprensibile, che arriva all’esito di una vicenda iniziata
10 anni fa e che merita di essere raccontata fino in fondo.
Nel 2008 l’Italia sottoscriveva con la Libia il trattato di Bengasi, a firma degli allora due capi di Stato Gheddafi e Berlusconi, che fra le altre cose prevedeva un sistema di pattugliamento delle coste e la possibilità di respingimento sulla costa di provenienza.
Nel giugno 2009, una nave della Marina Militare Italiana, soccoreva una nave in avaria proveniente dalla Libia, salvava gli immigrati a bordo e, in applicazione delle clausole del trattato, li riconduceva tutti sulle coste libiche.
All’epoca dei fatti, il Ministro dell’Interno Maroni, parlò di una svolta nella gestione delle politiche migratorie, atteso che finalmente l’Italia, coadiuvata dalla Libia nella gestione del fenomeno, sarebbe stata padrona di proteggere i propri confini in maniera efficace.
Ebbene passano sette anni, sette anni di silenzio su questo accadimento. Poi un giorno del 2016, Amnesty international supportata da ASGI, l’associazione studi giuridici che affianca le ong, si sveglia dal torpore e ritiene doveroso promuovere un giudizio innanzi al Tribunale Ordinario di Roma.
La prospettazione in fatto ed in diritto suonava più o meno così: l’Italia non avrebbe potuto respingere gli immigrati perché il trattato non ne prevedeva la possibilità e perché l’art. 10 della costituzione impone il diritto di asilo. In buona sostanza veniva quindi domandata non solo la tutela risarcitoria, ma anche in forma specifica, mediante il riconoscimento del diritto degli immigrati di fare ingresso in Italia per chiedere protezione.
Il Tribunale accoglie le richieste così come avanzate e condanna l’Italia che ora dovrà sborsare per i risarcimenti una somma di 15.000 euro per ciascuno dei 14 ricorrenti.
Una bastonata al nostro sacrosanto diritto di gestione delle politiche migratorie e di controllo e protezione dei confini. Un ennesimo favore alle ong. Una bordata alle odiose pratiche di traghettamento da parte degli scafisti.
È legittimo chiedersi perché l’improvviso bisogno di vedere riconosciuto questo diritto sette anni dopo i fatti e nella speranza che questa sentenza, che non si teme di definire sbagliata, venga appellata e capovolta in appello, il dubbio che sia Soros a staccare l’assegno per la rifusione delle spese legali, prende sempre più corpo.

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