Trieste, il Prefetto in conferenza stampa con il sindaco ed il governatore, afferma con una sicumera che ha dello spaventoso che “ora è il momento di comprimere la libertà di manifestare”.
In un video di pochi minuti diffuso delle agenzie di stampa, l’ufficiale del governo sostanzialmente dà una premessa: l’aumento dei contagi è sicuramente dato dalle manifestazioni dei giorni scorsi. In base dunque a questa prospettazione, continua il prefetto “per me nel bilanciamento tra il diritto a manifestare e il diritto alla salute prevale il diritto alla salute”. Ciò che impone misure severe per gli organizzatori di manifestazioni in cui non sono rispettati distanziamento e in cui non sono indossate le mascherine. In più, almeno fino al 31 dicembre, si vieta l’utilizzo di piazza Unità.
Considerato dunque che non è più tollerabile assistere alle scene dei giorni scorsi, i diritti scritti in costituzione secondo questo solerte prefetto vanno compressi, peraltro con un’ordinanza che dovrà emettere il Sindaco.
Ebbene la gravità di queste affermazioni è tale da lasciare a bocca aperta.
Cominciamo dall’assunto principale: i contagi sono aumentati a causa delle manifestazioni. Occorrerebbe comprendere come si possa con tanta certezza fare un’affermazione di questa natura e quali siamo le inoppugnabili evidenze scientifiche che vi conducono, considerato che i contagi sono aumentati in tutta Italia. Ma si potrebbe soprassedere se questo non costituisse motivo per la compressione di una libertà fondamentale come quella di manifestare liberamente.
In secondo luogo, aspetto ancor più grave, il prefetto si spinge oltre e fa un bilanciamento degli interessi costituzionalmente garantiti, cosa che non gli spetta, e fornisce un giudizio di valore: “per me prevale il diritto alla salute”. Bisogna dire al prefetto che poco ce ne cale di cosa prevale per lui e che dovrà essere un giudice a valutare la legittimità di questa decisione. Infine, dopo aver costruito questo teorema raccogliticcio, conclude sostanzialmente con la necessità di comprimere il diritto di manifestare, con la chiusura di una piazza simbolo e con sanzioni gravi per i trasgressori. Vuole che sia il sindaco ad adottare l’ordinanza, evitando dunque di utilizzare il potere di ordinanda prefettizia ex art 2 del TULPS, forse per evitare di sottostare a quei criteri stringenti entro i quali la corte costituzionale ha arginato questa prerogativa. Ma anche le ordinanze contingibili e urgenti dei sindaci non sono scevre da vincoli, soprattutto con riferimento alla libertà di manifestazione. Tar, consiglio di stato e corte costituzionale ci regalano una giurisprudenza costante che impedisce di limitare ex ante e indiscriminatamente la libertà di riunione o manifestazione, per le quali è sì previsto che i provvedimenti amministrativi provvedano alle prescrizioni circa le modalità di esercizio di questo diritto, ma non certo alla loro soppressione.
Tuttavia, in disparte ogni ragionamento giuridico, che per quanto possa sembrare capzioso è necessario affrontare per difendere i diritti dei cittadini, quello che non sembra essere accettabile è il modo sfrontato e prepotente di rivolgersi agli italiani. Non si può restare indifferenti di fronte ad un rappresentante del governo che in modo muscolare afferma di voler comprimere una libertà, perché in base al suo arbitrario giudizio un determinato diritto prevale su di un altro. Se questo ragionamento fosse rimasto inespresso e si fosse solo tradotto in un’ordinanza, sarebbe bastata l’impugnazione del provvedimento viziato. Invece questo modo di mettere in pasto all’opinione pubblica il proprio disprezzo per le norme scritte dai padri costituenti costringe anche ad una condanna ferma e ad un richiamo al rispetto delle regole. Costringe chi ha ancora a cuore le sorti di una nazione martoriata nei suoi principi fondamentali a chiedere che venga ristabilito l’ordine delle cose e che si ponga fine alla sconsiderata riscrittura delle matrici del nostro ordinamento costituzionale. Questa volta, come purtroppo è già troppo spesso accaduto, si è passato il segno, senza pudore, con tracotanza, calpestando anche la forma che avrebbe preteso un minimo di contegno in più.
piazza Unità o piazza Tien-an -men?
questo è il problema.
quelli del rave-party, sono tutti sani, quelli della CGLI a Roma pure, ovviamente anche quelli che hanno festeggiato la sconfitta del 25 aprile l’anno scorso.
Basta terrorismo sanitario, basta green-pass, basta traditori come Draghi.