Il pregiudizio anti-israeliano è purtroppo reale in varie latitudini e dietro alle varie rimostranze verso questa o quella iniziativa di Gerusalemme, (per alcuni, Israele sbaglia ed esagera sempre, anche al di là dell’attuale guerra di Gaza), nasconde un inquietante sentimento antisemita e razzista. Gli israeliani sono da censurare a priori, qualunque cosa facciano, e non è possibile parteggiare per loro, nemmeno quando hanno evidentemente ragione, perché appartengono alla minoranza ebraica, la quale, pur con la sua inferiorità numerica rispetto alle altre fedi religiose del mondo, è riuscita a resistere all’odio atavico e agli stermini, al nazismo e al fondamentalismo islamico, generando in determinati settori invidia cattiva e cinica. Il preconcetto anti-Israele è a volte latente ed è di talune classi dirigenti, anche europee, e di personaggi di vertice come il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, i quali non riescono mai a spendere una parola a favore dello Stato ebraico, ma non possono certo dire in maniera plateale di odiare di fatto gli ebrei in quanto tali. Poi, c’è il disprezzo anti-ebraico palese dei militanti cosiddetti pro-Palestina, delle sinistre estreme e degli integralisti del mondo arabo. Gli amici sinceri di Israele, fra i quali gli USA e il Governo italiano, non accettano invece equidistanze fra l’unica democrazia del Medio Oriente e quei gruppi terroristici e sanguinari come Hamas, i quali vogliono cancellare lo Stato degli ebrei dalle carte geografiche. La pace in quel martoriato lembo di terra e la realizzazione del principio “Due popoli, due Stati” passano solo attraverso il rispetto della sicurezza e dell’esistenza di Israele. I governi israeliani, di qualunque colore politico essi siano, devono reagire per difendere il loro popolo dalle irruzioni militari di entità terroristiche come Hamas, i libanesi di Hezbollah ed altri fondamentalisti armati al soldo dell’Iran. Quindi, il governo di Benjamin Netanyahu, agli occhi di coloro i quali non sono affetti da pregiudizi ideologici anti- israeliani, ha compiuto il proprio dovere nell’intervenire presso la Striscia di Gaza con l’obiettivo di smembrare Hamas, dopo il sanguinoso assalto del 7 ottobre scorso perpetrato in territorio israeliano. Dagli Stati Uniti e anche dall’Italia è sempre arrivata la solidarietà ad una Nazione aggredita con uccisioni barbare di civili, sequestri e stupri, la quale non può fare altro che dare la caccia ai propri aguzzini. I moniti americani, italiani ed europei rivolti a Netanyahu sono stati quelli relativi alla necessità, pur dando per scontata l’autodifesa di Israele, di non fare il gioco degli integralisti islamici, che vogliono proprio che scorra molto sangue a Gaza e in Medio Oriente, così che vengano meno gli Accordi di Abramo e la distensione fra lo Stato ebraico e parti del mondo arabo. Le operazioni militari israeliane vanno avanti da molto tempo oramai e i risultati non sono sempre stati palesi ed immediati finora, perciò, qualche riserva è giunta sia da Washington che dalle capitali europee. Anche fra amici può succedere di criticarsi a vicenda, anche se ovviamente nessuno pensa, in America, a Roma e in altre parti d’Europa, che Bibi Netanyahu stia commettendo un genocidio all’interno della Striscia, come sbraitano gli invasati pro-Palestina. Il primo ministro israeliano, dal canto suo, rispetta le osservazioni degli alleati, ma va avanti per la propria strada, ritenendo giusto, forse con qualche ragione, non cedere ora su Gaza perché l’obiettivo della neutralizzazione di Hamas è destinato ad essere soddisfatto. Ci vuole tempo perché la Striscia di Gaza, anche se non è un territorio esteso, è densamente popolata e i terroristi, oltre ad utilizzare i famosi tunnel, usano i civili come scudi umani, ma Netanyahu è convinto di riuscire a colpire in modo progressivo i vertici di Hamas, almeno quelli che non danno le direttive da comodi appartamenti in Qatar. In ogni caso, la perseveranza o testardaggine di Benjamin Netanyahu ha prodotto in questi giorni un risultato molto importante per l’andamento della guerra. Il capo militare di Hamas Mohammed Deif, noto anche come Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, è stato eliminato durante il raid israeliano effettuato sul complesso di Mawasi. Deif era “il fantasma di Gaza”, definito così perché sembrava imprendibile. Sfuggito a svariati agguati e tentativi di cattura da parte di Israele, è stato la mente di numerosi attentati contro obiettivi israeliani ed ha orchestrato l’assalto del 7 ottobre. Era una figura chiave di Hamas, che ha già nominato un successore e però risentirà del brutto colpo costituito dalla perdita di questo personaggio essenziale per l’organizzazione terroristica. La morte di Mohammed Deif, confermata da IDF, Israel Defense Forces, le Forze Armate dello Stato d’Israele, riscatta il tributo di sangue dei tanti civili innocenti, fra i quali donne e bambini, periti durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre del 2023.
Finalmente una buona notizia da quel fronte, perché troppo spesso ci si dimentica che quello che stiamo tutt’ora vivendo ha avuto origine dall’attacco di Hamas il 7 ottobre del 2023, che ha trucidato più di 1200 persone tra civili e militari. Israele deve continuare la sua lotta.