Ucraina, Conte delira, Schlein tace e spazientisce i dem. Calenda: “Si finge morta”

Il Pd si sta rompendo. In senso letterale, perché all’interno del Nazareno le ataviche divisioni in correnti si stanno acuendo in uno dei momenti più duri per l’Occidente negli ultimi 80 anni, decidere da che parte stare nella risoluzione della guerra in Ucraina. Forse i progressisti si stanno rompendo anche nel senso più volgare del termine, stufi come sono di una segretaria inerte e incapace di prendere posizioni sui temi che contano. Soprattutto perché, dalla stessa parte della barricata, c’è chi propone idee politiche totalmente opposte a quelle gradite ai dem. Il Movimento Cinque Stelle si schiera pienamente dalla parte di Trump, e non solo: vorrebbe a prescindere la resa dell’Ucraina, ritenuta colpevole di aver difeso i propri confini violati dall’avanzata russa. Si schiera dunque dalla parte di Putin e condanna in modo flebile l’attacco della portavoce degli Esteri del Cremlino nei confronti del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il presidente Giuseppe Conte ha incolpato anche la premier Meloni di “fallimento” nei negoziati e ne ha chiesto addirittura le dimissioni.

Schlein l’opossum non risponde

Si capisce che, critiche alla destra a parte, il Pd non può accettare di avere un alleato di coalizione che la pensa in questo modo. È, insomma, la solita rottura della sinistra in fatto di politica estera, una di quelle che raccontiamo da tempo e che, adesso, nelle fasi conclusive del conflitto, si acuisce a dismisura. Proprio adesso che bisogna scegliere da che parte stare. La segretaria del Pd, Elly Schlein, allora sceglie la strada più semplice: non fiatare. Non proferisce una singola parola, neppure dopo le dichiarazioni dell’altro alleato, il leader di Azione Carlo Calenda (il quale, anche lui, la pensa in modo diametralmente opposto in fatto di politica estera) che ha cercato di punzecchiare l’italo-svizzera, di suscitare quantomeno una minima reazione. Ma, come quando da bambini cercavamo di spostare le cose con la forza del pensiero, il nulla. Schlein si rintana nel suo silenzio e fioccano i parallelismi con opossum, ghiri e talpe scavatrici. “Si finge morta” commenta Calenda, che le aveva chiesto di “rompere ogni legame con il Movimento Cinque Stelle”. Anche perché c’è un paradosso bello e buono che emerge chiaramente: come può allearsi con un pro-Trump una donna che vanta continuamente di aver fatto campagna elettorale attivamente per Barak Obama? Ma in realtà, il paradosso era già annunciato: poteva pensarci prima di allearsi, ora l’ipocrisia non può che continuare ad acuirsi.

Ma, come detto, i problemi per Schlein non provengono soltanto dall’estero, ma anche dall’interno: i dem appaiono sempre più spazientiti di questa alleanza. Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e adesso europarlamentare dem, condivide le dichiarazioni del pentastellato e dice: “Questo è il capo del movimento con cui dovremmo costruire l’alleanza alternativa al centrodestra. Aldilà di ogni giudizio morale, quale politica estera pensiamo di condividere con lui? Quale posizionamento internazionale? Come potremmo essere credibili di fronte agli italiani?”. Parole forti, simili a quelle pronunciate da tanti altri colleghi. E, alla stregua degli altri allarmi, anche queste dichiarazioni sono cadute nel vuoto, Elly Schlein non le raccoglie e continua a restare in silenzio, preoccupata com’è a non urtare il suo stretto alleato con il quale non condivide più nulla, se non il mero scopo elettorale.

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