Il governo rosso giallo sembra aver deciso di infliggere ripetute coltellate alla giustizia Italiana, che invero già non godeva di ottima salute, ma che ormai è praticamente esangue in attesa di esalare l’ultimo respiro. Non è il caso è non c’è spazio per enumerare la sequela di colpi, alcuni indirizzati agli organi vitali del sistema, basti rammentare l’ultimo in ordine di tempo. È noto che a seguito dell’emergenza covid ogni attività giurisdizionale era stata sospesa: termini sospesi e udienze differibili rinviate. Venivano celebrati solo i processi urgenti e sostanzialmente le porte dei tribunali sono state chiuse agli avvocati, mentre i magistrati e i funzionari di cancelleria hanno lavorato a turni ed in Smart working. Il ministero della giustizia, inoltre, non ha ritenuto necessario assumere delle determinazioni univoche su tutto il territorio nazionale, ed ecco che ogni tribunale, per il tramite dei protocolli stabiliti dai presidenti, è andato in ordine sparso. Comprenderete la difficoltà per gli avvocati di doversi barcamenare con tanti protocolli diversi per provvedere all’espletamento delle più basilari attività per l’amministrazione della giustizia. Poi Udienze da remoto o con trattazione scritta, impossibilità di accedere agli uffici, difficoltà di reperimento delle informazioni necessarie, in sostanza il caos. Dato l’allentamento dell’emergenza sanitaria, nonostante tutte le attività stessero riaprendo, la chiusura degli uffici giudiziari restava immutata.
Pone fine al continuo rinvio delle udienze Fratelli d’Italia, che al Senato, grazie al contributo del Sen Balboni, nella discussione del dl giustizia trova convergenza anche della maggioranza su un emendamento che consente la ripresa della normale attività giurisdizionale dal primo luglio prossimo. Successo del partito della Meloni, l’emendamento diventa emendamento della commissione e il dl passa al Senato, pende ora alla Camera per l’esame. Ebbene in questo frangente la maggioranza che fa? Scrive un emendamento al dl rilancio con cui intende implementare le udienze da remoto sino al 2021, sostanzialmente sovrapponendosi a quanto già stabilito nel dl giustizia e depotenziando il principio per cui i processi occorre tornare a farli nei Tribunali. Si narra che lo si faccia per non mandare a ramengo quanto di positivo si sia sperimentato durante la fase emergenziale, tuttavia emerge di un nitore adamantino il pressappochismo dei pentastellati che pensano di giocare con le sorti della giustizia italiana. Se infatti è assolutamente necessario e vitale implementare e stimolare il processo telematico, perché in grado di rendere più snella una serie di attività, non si può restare silenti di fronte ad una chiara volontà di smaterializzazione del processo, peraltro operata quasi vigliaccamente, perché fuori dal percorso che era stato condiviso con l’opposizione. In questo senso le dichiarazioni rese dall’on Delmastro, responsabile del dipartimento giustizia di Fratelli d’Italia, che ha affermato che per quanto sia doveroso investire sul processo telematico il partito non cederà “alle degenerazioni, tipiche della sottocultura grillina, della smaterializzazione del processo”. E dunque toccherà tenere alta la guardia affinché non vengano nuovamente calpestati i sacrosanti diritti dei cittadini e affinché le determinazioni assunte non siano frutto di approssimazione o pruriti contingenti, ma di un piano strutturale che abbia come orizzonte la ristrutturazione del sistema giustizia.