“La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha sentenziato, nella causa C-438/23, la legittimità di alcuni produttori francesi nell’uso di parole come carne e bistecche nella vendita di prodotti non di origine animale. Quattro produttori francesi si erano opposti così alla decisione del Governo Francese di vietare l’uso di queste parole se di origine diversa da quella animale motivandola nella non tutela del consumatore rispetto alla corretta informazione nutrizionale. La Corte di Giustizia Ue lascia libertà di uso delle parole a patto che siano chiaramente rispettate le informazioni utili per i consumatori”. Così in una nota l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Sergio Berlato componente della Commissione Agri del Parlamento europeo. “Si tratta di una sentenza aberrante che, non solo presume di riscrivere concetti come carne, bistecca e latte, ma getta il caos più totale tra i veri allevamenti di carni e gli altri.
La sentenza scinde la denominazione legale dalle condizioni che la rendono tale. Secondo la Corte di Giustizia dell’Ue da oggi potremo chiamare carne qualsiasi alimento consentendo la differenza solo in base alle condizioni nutrizionali, proteiche, organiche che lo compongono. Da questo momento poi, – prosegue Berlato – come ulteriore conseguenza, uno Stato Ue non potrà più vietare l’uso della parola carne per coloro che producono carne vegetale. Prevale dunque il principio secondo cui l’importante è che le informazioni nutrizionali siano fornite per l’esclusiva tutela del consumatore. Un vero e proprio disastro senza precedenti, forse una ghiotta occasione di introito per produttori vegani e similari. Da oggi, purtroppo grazie a questa sentenza, i consumatori saranno totalmente fuorviati da prodotti esteticamente identici agli originali salvo poi scoprire di aver acquistato una fettina di carne vegetale, una bella bistecca vegana”.