Sono passati tre anni dall’invasione russa in Ucraina. Tre anni in cui il sostegno italiano nei confronti di Kiev è stato fondamentale per non permettere all’esercito russo di progredire militarmente, in modo tale da bloccare quella ‘operazione militare speciale’ che, nei piani del Cremlino, doveva concludersi nel giro di pochi giorni.
Un sostegno pieno da parte della nostra Nazione, che ha accolto fin da subito numerosi civili ucraini scappati allo scoppio della guerra. Un sostegno che passa anche per gesti di solidarietà, come la realizzazione, al secondo anniversario dallo scoppio della guerra, di una medaglia celebrativa, “Due anni di resistenza ucraina”, coniata dalla Zecca dello Stato e distribuita grazie al contributo di Poste Italiane. Sul dritto della medaglia, realizzata dagli studenti della scuola dell’Arte della Medaglia, è ritratta la statua Berehynia, simbolo dell’indipendenza ucraina situata in piazza dell’Indipendenza, a Kiev, con sotto la scritta DCCXXX, che indica i 730 giorni di resistenza del popolo ucraino. L’iniziativa è nata con l’intento di devolvere il ricavato netto delle vendite al centro di riabilitazione Unbroken Kids, che opera nell’ospedale pediatrico Saint Nicholas di Leopoli ed è specializzato nella cura fisica e psicologica dei bambini che hanno subito traumi di guerra.
Alla presenza dei rappresentanti del mondo della politica, delle Istituzioni, del governo che ha coadiuvato l’iniziativa, come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, ma anche membri dell’associazionismo e del volontariato, questa mattina presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio sono stati presentati i risultati del progetto: in un anno, sono state vendute 7703 medaglie, con 65 euro a medaglia devoluti al centro Unbroken Kids. Raccolti, dunque, in totale circa 500mila euro, ben più delle aspettative. Un risultato presentato dal presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Paolo Perrone, che ha sottolineato come l’intento iniziale era quello di spendersi concretamente per il popolo ucraino. Un risultato reso possibile anche grazie al contributo di Poste Italiane, rappresentate dal direttore generale, Giuseppe Lasco, che hanno permesso una maggiore capillarità dell’iniziativa.
Le testimonianze dei bambini ucraini: “Possono bruciare il mio corpo, ma non possono bruciare i miei sogni”
In collegamento dal centro di Leopoli, le testimonianze di alcuni medici e bambini in cura, grazie anche al contributo di Marianna Svirchuk, direttore generale di Unbroken: il centro si è occupato di circa 19mila feriti dall’inizio del conflitto, di cui duemila bambini. Sono in cura circa 300 bambini ogni giorno, di cui 150 sotto trattamento intensivo. La solidarietà, raccontata anche da padre Marcin Schmidt, segretario generale della Fondazione 5P Global, è stata dunque fondamentale per aiutare i civili ucraini nelle loro cure. Interi ospedali evacuati, macchinari e malati costretti a viaggiare su treni per tutta l’Ucraina e anche al di fuori dei confini nazionali per continuare le cure, spesso in strutture improvvisate. Schmidt ha raccontato la vicenda di un bambino di 8 anni, unico sopravvissuto di un attacco missilistico in una struttura ospedaliera: ha affrontato più di trenta operazioni nel corso degli ultimi due anni, diventando così un testimone di quella voglia di combattere del popolo ucraino. “Possono bruciare il mio corpo, ma non possono bruciare i miei sogni”, ha detto Schmidt. Alberto Corsinovi, consigliere nazionale della Confederazione delle Misericordie d’Italia, ha poi portato le testimonianze del lavoro svolto per consegnare, già pochi giorni dopo lo scoppio della guerra, diverse ambulanze per il sostegno del popolo ucraino. Un impegno che si concretizza anche in Italia, grazie alla collaborazione del ministero della Salute, tramite il sottosegretario Marcello Gemmato, che ha permesso l’assistenza a diversi profughi ucraini in alcune strutture ospedaliere sul suolo nazionale. Tantissimi gli ucraini accolti in giro per l’Italia, superando le barriere culturali, prima su tutte quella linguistica.
Da Kiev, gli inviati di guerra Fausto Biloslavo e Francesco Semprini hanno raccontato l’esperienza della guerra da un centro di riabilitazione per i veterani a Kiev, dove numerosi ex soldati con braccia o gambe amputate si allenano per ritrovare la normalità. Un modo per capire davvero l’orrore della guerra, la sofferenza di un popolo ma soprattutto il suo coraggio, la sua capacità di resistere all’oppressione russa. Gli ucraini riescono a difendere le proprie terre da circa 250 attacchi al giorno, in un rapporto che spesso è di un soldato ucraino ogni otto russi. Con la speranza che, con i nuovi assetti mondiali, si possa parlare finalmente in modo serio di pace, quella per cui lottano da ormai tre anni gli ucraini.