Transizione sostenibile, a misura d’uomo, e non ideologica. È questo il focus del Governo italiano e più volte dichiarato da Giorgia Meloni. Una frase che è molto più di un semplice gioco di parole e che sta trovando applicazione specialmente in ambito comunitario, dove le ingerenze pesantemente ideologiche del Green Deal si fanno sentire soprattutto nel comparto dell’agricoltura: quello che può essere definito un fanatismo ecologico ha messo a dura prova l’attività lavorativa di milioni di contadini e di allevatori in tutta Europa, scatenando una violenta ondata di proteste contro le decisioni di Bruxelles e gli avalli dei governi socialisti dei rispettivi Paesi. E non certo nei confronti di quello italiano, che ha saputo ottenere il favore della categoria grazie a buone politiche a loro sostegno.
Il “grande sogno” dell’energia nucleare
Ma transizione sostenibile significa prevedere uno sviluppo delle tecnologie che tenga conto delle esigenze dei cittadini: una transizione a misura d’uomo, dunque, che prenda in considerazione tutte le possibili vie di sostenibilità. Lo ha spiegato chiaramente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il convegno “La scienza al centro dello Stato”, parlando agli scienziati presenti: secondo Meloni, infatti, al mondo della politica spetta “il compito di indicare l’obiettivo, quindi ridurre al minimo l’impatto delle attività umane sull’ambiente, portare avanti una transizione energetica sostenibile e, dal mio punto di vista, non ideologica”, mentre alla scienza quello di “individuare le tecnologie che sono utili a raggiungere quegli obiettivi”. Meloni è chiara: sarà necessario approfondire tutte le tecnologie, “quelle già in uso, quelle che stiamo sperimentando, quelle che dobbiamo ancora scoprire”. Rinnovabili, gas, biocarburanti, idrogeno, anidride carbonica: tutte tecnologie “che ci permettono di trasformare l’economia da lineare a circolare, di utilizzare gli scarti come materie prime, di rendere coltivabili terreni marginali e non utilizzabili dall’agricoltura a fini alimentari”. Qui il nocciolo della questione: innovare significa aprirsi anche alle nuove tecnologie, senza barriere ideologiche e senza timori per la ricerca. E dunque c’è l’apertura, da parte del Governo, all’energia nucleare: una possibilità, “in un futuro non troppo lontano”; che Meloni definisce “il grande sogno”: “L’Italia è chiaramente la patria di Enrico Fermi – ha spiegato la premier – su questo storicamente non è seconda a nessuno e, grazie al know-how tecnologico del quale disponiamo, grazie alla nostra formazione accademica superiore, grazie all’attività di ricerca e sviluppo che viene portata avanti dai nostri centri d’eccellenza, dal nostro sistema produttivo, possiamo continuare a crescere, possiamo continuare a regalare al mondo nuove scoperte e un futuro migliore e diverso”. La posizione del Governo, d’altronde, è sempre stata direzionata verso un certo pragmatismo, mostrando specialmente interesse verso il tema della fusione nucleare: la volontà, dunque, è quella di non cedere il passo a posizioni ideologiche e di dimostrare, di fatto, grande apertura verso la ricerca e verso qualunque tecnologia sicura che permetta il superamento del problema dell’approvvigionamento delle fonti energetiche.
Energia e Piano Mattei
Sarà dunque fondamentale che scienza e politica vadano avanti di pari passo. L’appello di Meloni è appunto quello di vederle “alleate nel perseguimento del bene comune”: “La nostra Costituzione – ha spiegato – dice che la politica e la scienza sono libere, e non potrebbe essere altrimenti. Però la libertà, come sempre, impone e presuppone responsabilità. E da donne e uomini liberi come siamo, noi siamo chiamati a realizzare, chiaramente ciascuno nel proprio ambito, ciascuno con il proprio ruolo, ogni sforzo per perseguire l’obiettivo che alla fine ci unisce tutti quanti: garantire un futuro migliore ai nostri figli e con esso garantire un futuro migliore alla nostra Nazione”. È su questo, allora, che si dovranno basare gli sviluppi futuri, partendo dal grande progetto del Piano Mattei, con cui l’esecutivo guidato da Fratelli d’Italia vuole risollevare le sorti dell’Africa con l’efficientamento, appunto, delle sue risorse energetiche: risorse di cui il Continente dispone in grandi quantità, specialmente in riferimento alle rinnovabili, tali non solo da permettere ai vari Paesi d’origine di avvicinarsi all’autosostentamento, ma anche da risolvere la questione energetica anche per l’Unione europea. Così facendo, l’Italia, grazie alla sua posizione strategica, si aprirebbe al collegamento tra i due continenti e diventerebbe, di fatto, l’hub energetico del Mediterraneo.