Università La Sapienza: i collettivi di sinistra distruggono la panchina rossa, simbolo contro la violenza sulle donne

Ieri, si è tenuta l’inaugurazione della “Panchina Rossa” presso l’università “La Sapienza di Roma: il ripiano è stato donato dall’AS Roma, come simbolo di anti-violenza nei confronti delle donne, per la campagna “Amami e basta”.

L’evento ha visto la partecipazione di alcune personalità istituzionali romane, tra cui: Il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, la Rettrice dell’ Università, Antonella Polimeni e la Vice-presidente dell’assemblea capitolina, Svetlana Celli.

Fino a qui tutto bene, ma la reazione dei collettivi di sinistra non ha tardato nel verificarsi: alcune attiviste hanno smontato la panchina, gettandone i pezzi dentro un secchio dell’immondizia; Successivamente, la Polizia presente sul posto, ha proceduto con le identificazioni.

Ancora prima, i militanti di sinistra avevano organizzato un Sit-in di protesta contro l’evento.

La Rettrice della Sapienza ha definito gli iconoclasti come:” Un manipolo di facinorosi”; Anche

Svetlana Celli -rammaricata per il danneggiamento-, ha espresso la sua opinione in merito:” Dispiace per l’accaduto, perché il nostro intento è soprattutto quello di realizzare un vero cambiamento culturale a partire dai giovani, parte attiva di questo percorso. Andremo avanti nel rispetto di chi crede in questa battaglia, alle tante vittime e donne che ancora non sono libere”.

L’azione è stata ricondivisa anche dalle pagine Instagram di alcuni collettivi come: “@collettivomedicina.sapienza”, “@collettivo_fisica_sapienza”, “@coord.collettivi.sapienza” e “@Zaum.Sapienza”.

Anche sulla pagina di Non una di meno a Roma (@nonunadimeno_roma), è stato ripubblicato il post inerente la distruzione della panchina, nel sotto-testo della rivendicazione si legge quanto segue:” Gli slogan senza pratiche sono solo estetica. Abbiamo detto che avremmo distrutto tutto, questa panchina e la vostra simbologia vuota sono solo l’inizio”.

Questi episodi di vandalismo sono socialmente sterili, oltre che futili per la battaglia contro la violenza nei confronti del genere femminile.

Abbiamo già notato, come la manifestazione violenta porti ad una degenerazione degli intenti, durante l’assalto alla Onlus di “Pro Vita e Famiglia”, avvenuto lo scorso 25 Novembre.

Boicottare le iniziative delle istituzioni e/o di chi si impegna attivamente per la prevenzione di atti violenti, equivale a sabotare gli intenti di chi dona la propria dedizione per una giusta causa.

Scempi di questo genere corrispondono alla decadenza dei valori morali, nonché ad una crisi della medesima contemporaneità.

In una società civile e democratica non c’è spazio per chi vuole dettare legge con la tirannia, proibendo a chiunque di esprimere addirittura la vicinanza alle donne vittime di violenza.
Non ci sono giustificazioni reali per quanto accaduto, non resta altro che attendere le “eventuali” scuse, da parte di chi ha commesso l’oltraggioso misfatto.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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