Più di 50 neonati sono stipati come merce in attesa di spedizione in una sala dell’Hotel Venezia di Kiev. Più di 50 neonati nati grazie ai servizi forniti dall’agenzia Biotexcom, tra le maggiori detentrici della fetta di mercato internazionale dedicata alla vendita di neonati: un’impresa di import – export neonatale con clienti provenienti da tutto il mondo: Cina, Regno Unito, Italia, Germania, Stati Uniti e chi più ne ha, più ne metta.
Non è una distopia frutto delle visioni letterarie di Aldous Huxley né l’ultimo film di fantascienza partorito da Hollywood, ma la realtà aberrante che si sta vivendo in questi giorni in Ucraina, dove la pratica – legale – delle madri surrogate ha dato vita ad uno scenario da incubo.
Una vicenda che non è avuto il risalto né la condanna più che meritevole in Italia, dove forse è interesse di alcuni portare avanti determinate istanze disumane.
Andiamo con ordine: la maternità surrogata è da anni normalità in Ucraina. La clinica Biotexcom, come accennato, è la più grande agenzia privata occupantesi di riproduzione umana, ed offre un ricco catalogo da romanzo cyberpunk: si va dal bebè standard, dal costo di circa 30mila euro, a contratti per acquirenti esigenti, che alla modica cifra di 50mila euro possono richiedere una diagnosi preimpianto di madre – contenitore e spermatozoo da fecondare, fino a richiedere espressamente il sesso del futuro bambino.
Nelle pubblicità online della Biotexcom viene spiegato come i bambini prodotti in serie, una volta usciti dal grembo della madre – fabbrica, vengano amorevolmente curati da balie – guardiane fino al momento del ritiro da parte del genitore acquirente. E non si tratta di sporadici casi, tutt’altro, perché sono circa 500 i bambini commissionati ogni anno da coppie italiane.
Veniamo alla situazione attuale: a causa della pandemia in atto, con il blocco dei voli, è reso impossibile il ritiro del bambini ordinati. Ciò anche per quanto concerne le coppie italiane, le quali era solite recarsi a Kiev prima del parto, per assistere alla nascita del figlio in provetta. La stessa clinica, per rassicurare i clienti, ha informato che si occuperà dei neonati fin quando non sarà resa possibile la consegna, ma non assicurando sulle modalità.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato , se non bastasse il dato giuridico che vuole tale pratica illegale per il nostro Paese, aprendo una questione border – line tra il mondo della morale e quello della legge.
Da un lato, i legali di alcune coppie hanno contattato l’ambasciata italiana in Ucraina chiedendo di poter recarsi a ritirare la merce. Dall’altro, quella parte del mondo apparentemente ancora dotata di umanità ha provveduto a richiamare il presidente ucraino Zelensky a ricordare come “la maternità surrogata è una pratica vietata nella maggior parte dei Paesi ed è riconosciuta dall’ONU come commercio di bambini, in base al Rapporto UN2018…auspicando si prendano tutte le misure necessarie perché i neonati siano affidati o alle madri che li hanno messi al mondo o siano dati in adozione a chi vuol sinceramente prestar loro amore” (Coalizione Internazionale per l’Abolizione della Maternità Surrogata).
La maternità surrogata, giova dirlo e non smettere mai di farlo, è una dei cavalli di battaglia di alcune associazioni come Arcigay, che non ha avuto problemi, il 23 maggio 2017, a presentare l’evento “Mio Tuo Suo Loro. Donne che partoriscono per altri”, nel quale ha voluto propagandare tale pratica “per ascoltare le donne che prestano il loro utero e una parte della loro vita partorire figli di altri, per soldi, per interesse, per altruismo, per senso di responsabilità, per amicizia, per amore”.
Le infinite possibilità della scienza portano alcuni – progressisti senza Dio e senza pudore – a ritenere lecito tutto ciò che è consentito, sovrapponendo l’umano al divino, abbattendo ogni barriera morale ed etica e ritenendo che giocare con i diritti altrui, tutto sommato, è un qualcosa di non così malvagio.
Conservare il diritto dell’umanità di serbare umanità è un preciso dovere della stessa. Siamo esseri umani, fallibili, imperfetti, portatori di diritti innati, con i quali giocare non è consentito.
Un bambino non è una cosa in commercio. E vale la pena combattere ogni giorno ed alzare la voce contro queste oscenità, poiché restare in silenzio di fronte ad esse rende complici.