Ventotene, Giorgia blasta la sinistra eurofolle

Eccola lì, la sinistra italiana, sempre pronta a sventolare i suoi santini laici come reliquie intoccabili, inciampando però nel ridicolo ogni volta che qualcuno osa sfidarli sul terreno della logica. Oggi Giorgia Meloni ha deciso di prendere il toro per le corna – o meglio, il Manifesto di Ventotene per le pagine – e darci dentro con una lezione di storia che ha fatto tremare i banchi dell’opposizione. Risultato? Una bagarre degna di un mercato rionale, con urla, gesti isterici e la solita sospensione della seduta. Perché quando la verità colpisce, la sinistra non discute: strilla.

In vista del Consiglio europeo, la premier si è presentata alla Camera e ha tirato fuori il sacro testo di Spinelli e Rossi, quel Manifesto di Ventotene che la gauche nostrana brandisce come un totem dell’Europa “bella e buona”. Peccato che Giorgia, con la calma di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico, abbia letto qualche riga incriminata: “La rivoluzione europea dovrà essere socialista”, “La proprietà privata va abolita, limitata, corretta”, “La democrazia sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria”. Ops. Non proprio il manuale del liberale moderato, eh? “Spero non l’abbiano mai letto – ha chiosato Meloni – perché l’alternativa sarebbe spaventosa”. E come darle torto? Se questa è l’Europa dei sogni della sinistra, meglio svegliarsi subito.

E loro, i paladini dell’eurofollia? Sono partiti in quarta, come sempre, con la bava alla bocca e zero argomenti. Il PD, capitanato da un Lorenzo Guerini in modalità “salviamo il santino”, ha accusato Giorgia di strumentalizzare Ventotene per coprire i litigi con la Lega sul riarmo europeo. Federico Fornaro ha blaterato di “atto grave” contro la storia, come se il Manifesto fosse la Costituzione e non un pamphlet scritto da due sognatori in esilio. Roberto Speranza, dal canto suo, ha tirato fuori l’evergreen dell’“apologia del fascismo”, perché quando non sai che dire, il fascismo è sempre un buon paracadute. Poi ci sono i Verdi-Sinistra, offesi come dame vittoriane davanti a un insulto, e il M5S, che ha contribuito al caos generale senza nemmeno capirci granché. Azione? Matteo Richetti ha provato a fare il brillante, ma il risultato è stato solo quello di un’aula trasformata in un circo, con Fontana costretto a spegnere le luci per far tacere i galli.

La verità, cari lettori, è che Meloni ha colpito nel segno. Ha preso il loro feticcio ideologico, l’ha aperto, l’ha letto ad alta voce e ha detto: “Non è la mia Europa”. E no, non lo è nemmeno la nostra. Perché l’Europa di Ventotene, quella dei burocrati socialisti e delle rivoluzioni a tavolino, è il sogno (quasi) inconfessabile di una sinistra che non sa più cosa inventarsi per giustificare la sua sudditanza a Bruxelles. Giorgia, con quel sorrisetto sornione che manda in tilt i progressisti, ha ricordato a tutti che il re è nudo. E loro, invece di rispondere, hanno urlato. Come al solito.

La sinistra eurofolle può continuare a stracciarsi le vesti e a gridare al sacrilegio. Ma la realtà è che oggi, a Montecitorio, è andata in scena una lezione semplice: chi ha il coraggio di dire le cose come stanno vince. E chi si aggrappa ai miti polverosi perde.

Game, set, match: Meloni.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.