“Sono molto soddisfatta di quello che sta accadendo a livello europeo”, ha dichiarato Giorgia Meloni al termine del Summit europeo a Granada, dal momento che “oggi, obiettivamente, abbiamo un Consiglio europeo nel quale 27 paesi sono d’accordo sul fatto che la priorità è fermare l’immigrazione illegale a partire dalla dimensione esterna. E questo è indubitabile”.
Ora il punto è “essere bravi nell’implementazione”, ha proseguito il premier.
Il primo obiettivo è “combattere le reti dei trafficanti, che ancora oggi vengono definite da vari esponenti del consiglio Ue come delle organizzazioni criminali che vanno combattute, e un lavoro molto importante, un lavoro molto complesso, che va fatto sulle cause della migrazione, da fare in Africa. È esattamente la posizione che l’Italia ha cominciato a portare un anno fa e che oggi è di dominio pubblico”.
Ora siamo in una fase in cui “abbiamo smesso di fare la diagnosi del fenomeno e siamo passati agli strumenti concreti per risolverlo. E su ciascuno di quegli strumenti, che per intenderci fanno parte dei 10 punti mostrati da Ursula von der Leyen a Lampedusa, stiamo andando avanti nell’attuazione”, ha spiegato il Presidente del Consiglio.
Sarà un lavoro molto lungo e molto ampio, e alcuni punti “richiederanno più tempo, altri meno tempo, perché dipendono non solo dall’Ue e dagli Stati membri, ma dagli interlocutori africani”. A tal proposito, la strategia è chiara e sulla lotta all’immigrazione affrontata in chiave italiana “c’è consenso unanime”.
L’importante sarà riuscire a trovare una soluzione strutturale ad un fenomeno che altrimenti “sarà sempre fuori controllo”, come ha voluto evidenziare il Capo dell’esecutivo.
Sulla Germania ha spiegato: “Il Cancelliere mi ha confermato il sostegno che aveva già dato al nostro lavoro in Tunisia. è perfettamente consapevole del fatto che quello è l’unico lavoro che può dare dei risultati seri. Il lavoro fatto con la Tunisia è un lavoro, a detta di tutti, che deve essere replicato anche in altri Paesi del Nord Africa. Non mi risulta che sia stato chiesto di rendere la Tunisia paese non sicuro. Anzi, io credo che uno dei temi è proprio avere una lista europea dei paesi sicuri. Altrimenti la discrezionalità che su questo ciascuno può portare avanti può creare problemi nella capacità dell’unione di dialogare con queste nazioni.”
Il Cancelliere Scholz è pienamente consapevole che “la strategia dell’Italia è l’unica che può essere efficace”, ha concluso.
“Nessuno può pensare di risolvere il problema in casa sua scaricandolo su un altro”, ha proseguito Meloni, anche alla luce della trattativa sul Patto di migrazione e asilo avvenuta nei giorni scorsi, spiegando che le posizioni di Italia, Polonia e Ungheria sono diverse perché diverse sono le condizioni geografiche, prima di tutto.
Del resto, anche loro “sono d’accordo sulla strategia italiana di fermare la migrazione illegale e fare quel lavoro già raccontato”, e sicuramente la loro posizione “non pregiudica il lavoro importante che stiamo facendo”.
Il premier ha confermato di essere d’accordo sull’ipotesi di dare nuove risorse all’Africa, in modo da “costruire una partnership completamente diversa”, facendo vivere questo continente delle risorse che esso stesso ha. E che noi dall’Europa possiamo aiutare a valorizzare, anche per interessi che sono nostri.
“Non si tratta di mettere risorse per bloccare banalmente la migrazione. Si tratta di mettere risorse per costruire partnership strategiche, che da una parte consentono a queste nazioni di capire che è cambiato l’atteggiamento dell’Ue, di avere investimenti che le arricchiscono”.