Viktor Orban e Volodymyr Zelensky: riappacificazione possibile dopo gli ultimi incontri?

Durante i due anni di guerra in Ucraina, l’impressione più comune tra molti governi europei sarebbe stata quella di un allontanamento dal sostegno verso il suddetto stato da parte dell’Ungheria, la quale potrebbe aver abbracciato addirittura le scelte politiche di Vladimir Putin. Questa condizione si conferma in realtà inesatta e lo dimostra la visita di Viktor Orban a sorpresa proprio ieri a Kiev dopo due anni di guerra. Qualcuno potrebbe chiedersi per quale motivo il Premier magiaro abbia deciso di recarsi lì dopo così tanto tempo, ma è opportuno ricordare che le relazioni internazionali sono – ora come ora – estremamente complicate, ed è altrettanto possibile che lui e Zelensky fossero in totale disaccordo l’uno con l’altro su diverse tematiche. Questa ragione potrebbe averli allontanati e diretti verso un’iniziale rottura diplomatica.

Ieri, Volodymyr Zelensky ha parlato dell’importanza inerente gli aiuti militari europei per la salvaguardia dell’Ucraina, durante una conferenza stampa congiunta assieme al suo omologo Viktor Orban. Il Premier ucraino avrebbe poi dichiarato di aver proposto al suo omologo ungherese di prendere parte all’impegno per la pace nel suo paese, mentre Viktor Orban spinge per un “cessate il fuoco” con la Russia. Il punto è che per ottenere una pace, resta fondamentale anche l’impegno della Russia al tavolo delle trattative, magari con una mente aperta per evitare che la situazione possa degenerare e che il campo di gioco si livelli ancora una volta.

Tra i due la differenza resta piuttosto marcata, ma la visita nella Capitale ucraina potrebbe essere un’occasione per il disgelo tra i due paesi, i quali fanno parte del continente europeo nonostante alcune divergenze. Il dialogo tra le parti è fondamentale, specialmente perché attualmente non esistono dei veri legami e degli accordi in grado di favorire una collaborazione tra le due parti.

Tante le perplessità di Viktor Orban in ambito europeo, si è capito anche durante l’incontro che si è da poco verificato con la Premier italiana Giorgia Meloni: la sua distanza dall’ECR sarebbe infatti dovuta anche dal Partito dell’AUR romeno, definito da lui come anti-ungherese. Tuttavia sarebbe sbagliato pensare che Orban non sia disposto a confrontarsi con altre forze politiche in assoluto: certo, la sua è una linea politica di ferro, ma è altrettanto vero che i progressisti europei hanno fatto di tutto negli anni per osteggiare gruppi come “Identità e Tradizione”, rendendo difficile anche una convivenza democratica.

In sintesi, creare un nemico quando si parla di Ungheria è sbagliato, lo sa bene anche il Premier italiano Meloni che da sempre si relaziona con lui nonostante qualche differenza comune nei punti di vista. Il “Caso Salis” deve aver contribuito a dipingere la sua gestione nazionale come una tirannia fuori dal tempo, ma la situazione è ben più complessa di ciò che sembra.

Un excursus sulle relazioni che intercorrono tra Orban e l’Europa per capire come mai tante dinamiche continentali si siano dissolte nel tempo: ora che l’Ungheria ha dimostrato di non essersi chiusa affatto, dimostrando la sua disponibilità a parlare anche con Volodymyr Zelensky sulla guerra in corso, sarebbe opportuno fare una vera e propria rivalutazione del fenomeno.

Dal primo giorno di luglio il paese magiaro ha ottenuto inoltre la Presidenza del Consiglio europeo, un ruolo decisamente importante che potrebbe metterla nella condizione di scardinare tante delle vecchie ed inutili politiche ormai obsolete.

Il fatto che il bilaterale tra Zelensky e Orban abbia avuto come argomento principale quello della “Pace”, rappresenta un tassello in più per le interazioni tra questi due paesi, i quali hanno in comune anche la produzione di una materia prima fondamentale come quella del grano. 

Positivo il confronto, a dispetto degli oroscopi politici, da sempre rischiosi e talvolta privi di un fondamento che consenta un approfondimento reale degli eventi.

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Gabriele Caramelli
Gabriele Caramelli
Studente universitario di scienze storiche, interessato alla politica già dall’adolescenza. Precedentemente, ha collaborato con alcuni Think Tank italiani online. Fermamente convinto che “La bellezza salverà il mondo”.

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