Violenza donne, Pellegrino (FdI): serve polso fermo contro immigrazione clandestina

“Questa mattina sono andata al Policlinico Gemelli con l’ avv. Giorgio Mori a trovare la sua assistita Jennifer Lopes, la ragazza sfigurata una settimana fa a Roma, zona Tomba di Nerone, dal suo compagno perché lei aveva intenzione di lasciarlo a causa della sua asfissiante gelosia. Anche in questo caso di aggressione fra le mura domestiche torna un copione già scritto, con lui che più volte le aveva usato violenza verbale e fisica, per poi fingere in lacrime di pentirsene per non essere denunciato. E, nel momento in cui la compagna decide di troncare la relazione, lui pianifica l’assassinio duplice: cerca prima infatti di accoltellare Jennifer – all’ottavo mese di gravidanza – alla pancia e poi infierisce sul suo viso. Secondo i medici del Policlinico Gemelli, Nicole, la piccolina che Jennifer ha in grembo, sta bene, mentre la mamma probabilmente avrà molte difficoltà a recuperare la vista all’occhio sinistro.
Ad aggravare il tutto, la storia del criminale, tunisino arrivato illegalmente in Italia su un barcone e dedito allo spaccio”. È quanto scrive in una nota la senatrice Cinzia Pellegrino, coordinatore nazionale del Dipartimento tutela vittime di Fratelli d’Italia. “Ancora una volta – osserva la parlamentare – ci si deve porre l’inquietante quesito: poteva essere evitato tutto questo? Bisogna, innanzitutto, insegnare alle donne ad identificare i segnali di una relazione malata, perché abbiano gli anticorpi per riconoscere i loro potenziali assassini. In questo caso, in più, bisogna ricordare che la presenza continuativa sul nostro territorio in clandestinità determina per questi immigrati l’impossibilità di integrarsi e di trovare lavoro stabile, spingendo molti ad alimentare il circuito della criminalità e della droga”. Per la Pellegrino “quel clandestino semplicemente non doveva essere in Italia! Lavorare con polso fermo contro l’immigrazione illegale – conclude – significa salvaguardare la nostra sicurezza sociale e, principalmente, quella delle nostre periferie, anche per evitare reazioni irreversibili che poi colpiscono principalmente le categorie più fragili”.

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